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Brunetta difende Giorgia Meloni: sul tema dell'energia è in continuità con Draghi

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Renato Brunetta difende le scelte del governo di Giorgia Meloni. Il taglio dello sconto sulle accise, infatti, ha scatenato un putiferio e l'economista ed ex ministro della Pubblica amministrazione spiega, dati alla mano, che le politiche dell'attuale governo sono perfettamente in linea con le scelte di Draghi. "È una polemica che non dovrebbe esistere" e si «rischia di azzuffarsi su una guerra che è già finita, almeno per questo inverno». L’ex ministro della Pubblica amministrazione, economista per professione, Renato Brunetta, dà, all’AGI, il suo giudizio «pro veritate» sulla polemica che tiene banco nel dibattito politico sull’aumento delle accise dei carburanti e sulla contestata mancata coerenza, rispetto al programma elettorale, del governo guidato da Giorgia Meloni. «Trovo che l’atteggiamento del governo Meloni sia, rispetto al tema dell’energia, assolutamente in continuità con quello del governo Draghi. A marzo l’Esecutivo a guida Draghi, di fronte a quotazioni record rispetto al 1996, complice la guerra in Ucraina - ricorda Brunetta - aveva introdotto con il decreto legge Energia uno sconto sulle accise che pesano sui carburanti, riducendo il prezzo della benzina e del gasolio da autotrazione di 25 centesimi al litro, più l’Iva per altri 5,5 centesimi. Un taglio prorogato di mese in mese fino a quando, il 23 novembre, il governo Meloni con un altro decreto ha ridotto lo sconto fino al 31 dicembre, portandolo a 15 centesimi al litro più l’Iva, per un totale di 18,3 centesimi, e lo ha del tutto azzerato a partire dal 1 gennaio 2023. Una decisione motivata con il calo dei prezzi del petrolio rispetto a quando lo sconto sulle accise era stato previsto».

Il battage che si è scatenato rischia «di essere sterile e anacronistico, oppure, se vogliamo, una tempesta in un bicchiere d’acqua», osserva Brunetta. «Non aveva senso dunque mantenere lo sconto sulle accise e sull’Iva relativa. Ecco perché il governo ha finora tenuto il punto», aggiunge. E, da tecnico spiega: «Alcune considerazioni vanno, infatti, svolte e riguardano il quadro inflazionistico di fonte energetica. Il prezzo del gas, cui sono legati quelli dell’elettricità, è in continuo calo. Oggi è a 65 euro, minimo dall’estate 2021, contro il picco di 341 dell’agosto 2022. Il petrolio greggio, qualità Brent, è pure in discesa, a 83 dollari, aveva superato i 125 a inizio guerra e i 120 in estate. Anche il gasolio è sceso dai massimi, quota 916 dollari, da oltre 1250 dello scorso ottobre. La benzina è a 243 dollari, un po' aumentata rispetto al minimo di dicembre di 200, ma ben lontana dai 425 di fine maggio. Tutto questo si rifletterà nei prossimi prezzi amministrati e, quindi, nelle bollette di gas ed elettricità di fine gennaio, mentre già si è osservato sui prezzi alla pompa per benzina e gasolio, la cui discesa è stata favorita e sarà favorita dall’apprezzamento dell’euro sul dollaro. La realtà vera è che i mercati scontano una recessione (più o meno forte) e ciò si riflette nei prezzi delle fonti energetiche». Insomma, lo scontro in atto è «assolutamente fuorviante».

«Credo - aggiunge - che la vera emergenza sia il lavoro e soprattutto la mancanza di lavoratori di ogni tipo e l’uscita di giovani talenti italiani verso altri Paesi europei senza che noi si sia in grado di attrarne altrettanti». Brunetta torna poi sul termine che ha scatenato la bagarre: «sterilizzazione» - utilizzato da Giorgia Meloni nel suo programma elettorale a proposito delle accise, contestato dalle opposizioni con l’accusa di non avere rispettato i patti - e ricorda di averlo usato egli stesso «riguardo l’extragettito dei prodotti alimentari di prima necessità e lo definisce "assolutamente corretto": "Il governo italiano neutralizza (sterilizza) gli effetti di ogni aumento di gettito fiscale dovuto all’incremento dei prezzi di ogni tipo di beni energetici (benzina, gasolio per autotrazione e per riscaldamento, gas, elettricità comunque generata) sul costo della vita delle famiglie. Infatti, il maggior gettito che dovesse essere generato dai rincari dei beni energetici verrà restituito alle famiglie sotto forma di riduzione delle imposte per i generi di largo consumo, in particolare beni alimentari e medicinali, così da sostenere il reddito delle persone più bisognose senza però incentivare il consumo dei beni energetici di cui c’è grande scarsità a livello mondiale e di cui è necessario promuovere il risparmio, anche nell’ottica della sostenibilità ambientale". Il governo italiano, ne è sicuro Brunetta, "continuerà a intervenire con misure ad hoc per alleviare gli effetti del rincaro delle bollette energetiche sui costi delle imprese italiane, soprattutto di quelle energivore, così da favorire l’allargamento della base industriale italiana e rafforzare la posizione di seconda potenza manifatturiera europea, seconda solo alla Germania".

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