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Regionali nel Lazio, stipendi d'oro agli uscenti: l'ultima infornata di Zingaretti

Daniele Di Mario

Finisce tra le polemiche la legislatura della Regione Lazio. Fratelli d’Italia protesta e scende in piazza contro la decisione della giunta di procedere con le nomine dei vertici degli Egato, enti che gestiscono gli Ato (ambiti territoriali ottimali) provinciali che devono chiudere il ciclo dei rifiuti. Gli Egato si occupano di gestire il servizio integrato dei rifiuti: adottano il piano, affidano il servizio della gestione dei rifiuti, determinano le tariffe, organizzano la raccolta differenziata. In pratica esercitano le funzioni regionali sui rifiuti all’interno della propria provincia. Gli Egato sono composti dall’assemblea dei sindaci dei Comuni della propria provincia e da un consiglio direttivo che resta in carica cinque anni ed eletto dai sindaci stessi.

 

  

Ed è proprio sull’elezione di presidente e consiglio direttivo che scoppia la polemica. Ogni Egato oltre al presidente ha un consiglio composto da quattro membri. Il presidente percepisce ottomila euro al mese: l’80% della retribuzione del governatore della Regione. Ciascun consigliere invece prende quattromila euro al mese: il 40% dello stipendio del presidente della giunta regionale. Complessivamente si tratta di 42 posti, compreso il direttore. Roma città è commissariata, pertanto in questo «tempo di recupero» della legislatura regionale verranno nominati i vertici degli Egato della provincia di Roma, Frosinone, Viterbo, Rieti e Latina. Posti che fanno gola alla politica, soprattutto a quei partiti che non sono sicuri di vincere le elezioni regionali e a quei consiglieri che temono di non essere rieletti.

 

Voci interne alla Pisana, riferiscono che all’Egato della provincia di Roma il presidente designato sia Marco Vincenzi, consigliere regionale alla seconda legislatura e attuale presidente dell’Aula. Come consiglieri girano i nomi di Gianluca Quadrana (civica Zingaretti) e David Porrello (M5S). Il vicepresidente Daniele Leodori ha convocato l’assemblea dei sindaci che dovrà procedere all’elezione per il 15 dicembre. A Frosinone (i sindaci si riuniranno oggi, ammesso che venga raggiunto il numero legale), il nome che circola è quello del consigliere regionale ed ex presidente dell’Aula della Pisana Mauro Buschini (Pd). A Latina in pole è invece Giuseppe Simeone, da dieci anni consigliere regionale di FI. A Viterbo per la presidenza di parla del presidente della Provincia Romoli, ma dalla Pisana non escludono che possa spuntare anche l’ipotesi Enrico Panunzi (Pd), consigliere regionale uscente e in Regione da due legislature. Quanto a Rieti, per un posto in consiglio potrebbe spuntarla Fabio Refrigeri (Pd).

 

Molti di loro non si ricandideranno, ma grazie all’elezione nel consiglio Egato potrebbero allungare la carriera politica di altri cinque anni, con uno stipendio di tutto rispetto. Liberando posti in Consiglio regionale. In caso di sconfitta, infatti, i Democratici eleggerebbero pochi consiglieri:<ET>nella migliore delle ipotesi 5-6 a Roma, uno a Frosinone, uno a Latina. Nominare Marco Vincenzi alla presidenza dell’Egato potrebbe quindi consentire di far convergere i suoi voti su qualcun altro. E le accoppiate per le preferenze sarebbero già definite, o quasi: Daniele Leodori ed Emanuela Droghei, Massimiliano Valeriani e Michela Califano in concorrenza con la coppia di Claudio Mancini e Roberto Gualtieri formata da Mario Ciarla ed Eleonora Mattia. Stesso discorso a Frosinone, dove Buschini potrebbe sostenere il presidente della Provincia Antonio Pompeo. E a finire fuori potrebbe essere Sara Battisti, consigliera regionale uscente, compagna di Albino Ruberti salita agli onori delle cronache ad agosto per l’ormai famosa cena di Frosinone, dove si sfiorò la rissa ufficialmente per questioni calcistiche.

Regolamento di conti fra correnti del Pd, ricollocamento di consiglieri con scarsa possibilità di rielezione, valzer di poltrone e giochi di potere. Che non piacciono a Fratelli d’Italia, che critica nomine «elettorali» effettuate con Nicola Zingaretti dimissionario, il Consiglio regionale sciolto e la giunta in carica per l’ordinaria amministrazione. Ieri i consiglieri regionali Giancarlo Righini, Laura Corrotti e Francesca De Vito con alcuni militanti hanno protestato sotto la sede della giunta regionale. La Regione Lazio ha chiarito che l’elezione non spetta alla giunta, ma ai sindaci. Tesi che non convince FdI. Per Corrotti la giunta «fa finta di non capire». Righini parla di «operazione in barba alle più banali regole di democrazia e rispetto della volontà popolare». E una nota del gruppo consiliare FdI ribadisce che gli Egato sono stati «creati in fretta e furia proprio per consentire nomine pre-elettorali».

Ma l’operazione non piace neanche a una parte del Pd. Il sindaco di Fiumicino Esterino Montino chiede di commissariare gli Egato e lasciare alla nuova amministrazione regionale il compito di convocare le assemblee dei sindaci per procedere alle nomine. «Il tentativo di scaricare sui sindaci una questione che si sarebbe potuta risolvere molto prima, dati i 10 anni di amministrazione, è incomprensibile - critica Montino - Si è arrivati ad approvare la legge sugli Egato solo a luglio e ora si invoca l’urgenza, guarda caso alla scadenza del mandato. C’è una questione di senso delle istituzioni, di opportunità, di delicatezza, di buon gusto che impedirebbe di procedere a queste nomine. Non vorrei che tutta questa fretta nascondesse un accordo tra tutti, incluso il Movimento 5 Stelle che, con un suo consigliere, ha presentato proprio la legge in questione». È quello che pensa anche Fratelli d’Italia. Ma il Pd e la giunta regionale tirano dritto</CW>.