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Guerra, armi dall'Italia all'Ucraina: oggi il voto. E l'opposizione si spacca

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Pierpaolo La Rosa
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Quella che si presentava ieri mattina, alle 10, era un'Aula della Camera desolatamente vuota in occasione della discussione generale delle mozioni sul conflitto Russia-Ucraina e sull'invio di armi alle autorità di Kiev. Erano presenti appena 41 deputati sui 400 complessivi, secondo quanto riporta il collega Pietro Salvatori, dell'«Huffington post».

Qualcuno di certo obietterà, e corrisponde al vero, che non si sono mai registrate, storicamente, folle oceaniche per l'avvio dell'esame di provvedimenti o documenti di indirizzo e che il momento clou ci sarà solo oggi, quando si passerà dalle parole ai fatti e si voteranno i testi depositati. Ma l'emiciclo di Montecitorio, pieno solo al 10% della sua capacità, è un colpo al cuore e non rappresenta un bel segnale, a dispetto delle manifestazioni di piazza per il popolo ucraino organizzate nel recente passato. E che dire, poi, delle opposizioni che si sono presentate all'appuntamento di ieri con la bellezza di quattro differenti mozioni. C'è quella del Movimento 5 Stelle, a prima firma del presidente pentastellato Giuseppe Conte, che impegna il governo «a voler illustrare preventivamente alle Aule parlamentari l'indirizzo politico da assumere in occasione di consessi di carattere internazionale riguardanti il conflitto Russia-Ucraina, compreso quello concernente l'eventuale invio di forniture militari, al fine di tenere conto degli indirizzi dalle stesse formulati».

Ecco, poi, la mozione del Pd che impegna l'esecutivo «a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie» e «ad adoperarsi in ogni sede internazionale per l'immediato cessate il fuoco». E se il documento di Azione-Italia viva impegna il governo «a proseguire senza riserve l'attività di sostegno, economico e militare, a Kiev e al popolo ucraino, in continuità con le azioni intraprese ed i provvedimenti adottati dall'esecutivo guidato da Mario Draghi, anche mediante l'invio di nuovi equipaggiamenti bellici, tenendo opportunamente informato il Parlamento sulle decisioni che si intenderanno assumere», il testo predisposto dall'Alleanza Verdi e sinistra impegna sempre palazzo Chigi «a interrompere la fornitura di equipaggiamento militare, concentrando tali risorse sull'assistenza umanitaria e la ricostruzione».

Intanto, dopo le proteste delle opposizioni, è stato ritirato dai relatori l'emendamento al decreto Nato-Calabria, in Senato, per la proroga fino al 31 dicembre del prossimo anno delle forniture di a r m i all'Ucraina. L'esecutivo Meloni «non si è mai nascosto sull'invio di armi all'Ucraina. Guido Crosetto ha dato totale disponibilità a riferire alle Camere prima dell'invio», le parole del responsabile per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che aggiunge: «Se le opposizioni ci danno garanzie di convertire un decreto entro fine dicembre di quest' anno, il Consiglio dei ministri, su proposta di Crosetto, prenderà in considerazione la possibilità» di un provvedimento d'urgenza sull'argomento.

Sulla stessa lunghezza d'onda è il ministro della Difesa: «Il governosottolinea Crosetto - non si è mai nascosto sulle necessarie autorizzazioni per l'invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari all'Ucraina. E' ovvio che se il decreto in questione non venisse fatto entro tale data, prevista dalla legge, cadrebbe la copertura giuridica con la quale lo Stato italiano sta dando seguito agli impegni internazionali presi in sede Ue e Nato con l'Ucraina. Mi aspetto che i gruppi parlamentari di opposizione rispetteranno l'impegno che ci ha portati, per dimostrare la volontà di dialogo del governo verso il Parlamento, al ritiro dell'emendamento». Possibile che il decreto in questione possa essere varato dal Cdm già domani. 

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