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Scuola, stretta di Valditara: "Mai più cellulari in classe"

Valentina Conti
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«Via i cellulari in classe durante le lezioni. A scuola si va per studiare, non per chattare». A dirlo il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, intervistato da Monica Setta nel programma Rai "Il Confronto". La proposta, ha spiegato il ministro - ribadendo la sua ipotesi di togliere il reddito di cittadinanza ai giovani percettori che non hanno completato l'obbligo scolastico- va nella direzione di garantire a studenti e docenti un tempo di studio in classe senza distrazioni.

Il tema non è nuovo. Già lo scorso settembre si era acceso il dibattito sulla scelta del liceo Malpighi di Bologna di vietare l'utilizzo dei telefonini nelle ore di lezione. E ora, dopo le esternazioni del neo inquilino di Viale Trastevere che non lascerebbero molto spazio alle scuole sul fronte decisionale, ci si torna a dividere. A dichiararsi «totalmente favorevole» con l'opinione di Valditara, è il Codacons, al punto tale da «essere pronto a denunciare gli istituti che continueranno a consentire l'uso dei telefonini in classe». «Crediamo - spiega il presidente Carlo Rienzi - sia importante vietare l'uso dei cellulari in classe non solo per evitare distrazioni ai ragazzi, ma pure per prevenire abusi o usi distorti dei telefonini, come casi di bullismo, riprese non autorizzate etc.». Concorda con il ministro «quando stigmatizza l'utilizzo improprio dei cellulari a scuola», il presidente dell'Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli. «Qualunque tipo di device deve poter essere utilizzato - ragiona il numero uno dell'Anp - con l'unico scopo di rendere l'insegnamento maggiormente attrattivo ed efficace». Rimarcando, però: «La lezione frontale tradizionale è ormai superata in molte realtà e la tecnologia può aiutarci ad aggiornarla. I nostri studenti, spesso, vedono nel cellulare qualcosa di naturale, e questo va sfruttato per coinvolgerli di più. Naturalmente - aggiunge Giannelli- sono le scuole che, nella loro autonomia, devono disciplinare adeguatamente l'utilizzo dei cellulari». Sulla stessa linea, il giudizio della psicoterapeuta Antonella Contarino: «Il cellulare in classe non va eliminato a priori, è assurdo oggi immaginare una scuola che vieti la tecnologia. Deve diventare uno strumento di apprendimento». Attaccano invece gli studenti. «Siamo arrabbiatissimi, non possiamo più accettare modelli di scuola calati dall'alto e che ignorano le nostre necessità», dice Bianca Chiesa, coordinatrice nazionale dell'Unione degli Studenti. In un post su Instagram, la Rete Studenti Medi ha raccolto una carrellata di foto con le ultime dichiarazioni del ministro leghista. «Invitiamo Valditara a smettere di fare dichiarazioni senza senso e a cominciare a lavorare. I problemi della scuola pubblica si risolvono investendo risorse e costruendo con noi studenti proposte adatte, non rendendo la scuola terreno di propaganda. Ci aspettiamo che il ministro ci convochi, invece di fare una dichiarazione al giorno», il commento, senza mezzi termini, di Luca Ianniello, della Rete Studenti Medi. Ed è bufera su Valditara ancora sull'argomento dei lavori socialmente utili per i ragazzi violenti: «Evviva l'umiliazione, fattore fondamentale nella crescita», le sue parole nel corso di un convegno a Milano, che hanno scatenato un putiferio social. E condotto poi all'ammissione dello stesso ministro: «In quel momento, ho usato un termine inadeguato»

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