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Governo, ok alla fiducia in Senato. Meloni: “Soddisfatta”. Le priorità: energia e taglio delle tasse

Daniele Di Mario

Giorgia Meloni incassa la fiducia anche al Senato. Il governo nell’Aula di Palazzo Madama ottiene 115 sì e 79 voti contrari, 5 gli astenuti. Ma, al di là dei numeri, sono le repliche del presidente del Consiglio che seguono la discussione generale l’aspetto più interessante della giornata. Le parole di Meloni marcano in modo ancora più chiaro il perimetro politico dell’azione del nuovo governo di destra-centro, perché - spiega il premier - senza una visione chiara non è possibile dare risposte efficaci ai problemi del Paese. «Senza una visione a monte, un manifesto e delle scelte chiare e un’idea di Italia anche la rispose concrete rischiano di non essere efficaci - spiega Meloni - Ho fatto la scelta di dare una visione per poter fare poi calare da quella visione le scelte di merito». Parlando ai senatori, il presidente del Consiglio rinfaccia all’opposizione: «Dovremo fare un’operazione verità sull’Italia che ereditiamo da chi ne denuncia le condizioni». Poi Meloni declina in modo chiaro la propria idea di Italia, a partire dall’energia. Al primo punto c’è il contrasto alla speculazione, perché - dice - «prima di trovare nuove risorse, magari a debito, che arricchiscono gli speculatori, dobbiamo cercare di fermarli». Per farlo è necessario il ruolo dell’Europa, con «soluzioni comuni» come il tetto al prezzo del gas e il disaccoppiamento, cioè sganciare il costo dell’elettricità da quello del gas. «Se non lo fa la Ue lo faremo noi a livello nazionale», promette. Gli aiuti a famiglie e imprese arriveranno già nella prossima legge di bilancio. «C’è una emergenza immediata - spiega il premier - Occorre lavorare con molta puntualità e con interventi ben calibrati recuperando le risorse nelle pieghe del bilancio: penso agli extraprofitti, con una norma che va riscritta, e all’extragettito».

 

  

 

Meloni poi declina gli interventi strutturali a medio termine: «sbloccare procedure ferme da lustri, bloccate da una burocrazia cieca e da pregiudizi culturali». Tra gli esempi citati da Meloni c’è il rigassificatore di Gioia Tauro che può essere riattivato da un semplice Dpcm che che lo dichiari opera strategica per ripartire, realizzando un impianto in grado di processare da 12 a 16 miliardi di metri cubi di Gnl l’anno ed iniziare così a costruire nel nostro Sud un hub energetico, nazionale ed europeo». Il governo punta poi a riprendere le estrazioni di gas naturale nazionale, spiega Meloni citando nuovamente Enrico Mattei. L’obiettivo è coniugare la sostenibilità ambientale con quella sociale ed economica, rendendosi autonomia dal gas russo senza legarsi alle Nazioni più inquinanti. Sulla sanità pubblica, Meloni cita la necessità di ripristinare le prestazioni ordinarie dopo la crisi pandemica, gli incentivi a telemedicina e presidi territoriali e pone l’accento sul dramma del «turismo sanitario». Il premier invita poi a rispettare le «evidenze scientifiche», ribadendo che il governo non prenderà provvedimenti per convincimenti culturali, come il divieto ai ragazzi di fare sport durante l’emergenza Covid.

 

 

Sono i temi economici a occupare gran parte delle repliche di Meloni. Il premier ribadisce il no al salario minimo: «È uno specchietto per le allodole - dice - Esistono già i contratti nazionali che lo prevedono, la vera sfida è estendere la contrattazione collettiva». Per combattere i salari bassi, piuttosto, è prioritario tagliare il cuneo fiscale. «Voi - dice rivolgendosi alla sinistra - non lo avete fatto, noi lo taglieremo del 5%». Confermata l’idea di introdurre deduzioni fiscali per chi assume. E sulla tassa piatta incalza la sinistra: «Non coprendo le critiche. Perché c’è il rischio di elusione fiscale estendendola a 100mila euro e non c’è se la lasciamo ai soli redditi per 65mila euro? Sulla progressività ribadisco: l’obiettivo della flat tax implementare è un’aliquota unica al 15% su quanto dichiarato in più rispetto all’anno precedente. Premiamo chi si rimbocca le maniche e fa di più». Il Pd - ricorda ha introdotto l’Ires (che è ad aliquota unica ndr..) e la tassa piatta sulle rendite finanziarie e l’imposta fissa di 100mila euro al posto dell’Irpef per gli ipermilionari stranieri residenti in Italia. «Lo ha fatto il Pd. Altro che progressività!», tuona Meloni, che sull’Ucraina ribadisce la posizione del governo: «La pace non si fa con le bandiere arcobaleno. Non accettiamo una guerra di aggressione. Credo nella legittima difesa. Sapete cos’è andato storto alla Russia? Che gli ucraini si sono difesi: il loro sentimento è stato più forte. Il negoziato si favorisce con l’equilibrio delle forze in campo. Non con la resa dell’Ucraina».

 

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