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Governo Meloni, ministri subito al lavoro. Ecco tutti i dossier aperti

Dario Martini
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Cosa sta facendo il nuovo governo? Sono passati appena tre giorni dal giuramento, ma è già possibile indicare i provvedimenti su cui si è messo subito al lavoro. Non c'è solo il caro energia di cui si occupa Gilberto Pichetto Fratin che oggi partecipa al Consiglio europeo in Lussemburgo. Ecco alcuni dei dossier aperti dalla squadra capitanata da Giorgia Meloni: flat tax e cartelle esattoriali, un milione di ettari di terreno da coltivare, sblocco delle grandi opere, spending review nella giustizia, misurazione delle performance nella pubblica amministrazione e un maxi-piano di rigenerazione urbana.

GIANCARLO GIORGETTI Ieri la Lega ha tenuto un vertice sui temi economici a cui ha partecipato il ministro Giorgetti insieme al vicepremier Matteo Salvini. Sul tavolo «il superamento della legge Fornero, l'estensione della flat tax, interventi strutturali sulle cartelle esattoriali e l'ipotesi di revisione del reddito di cittadinanza». «Lavoriamo tutto il giorno», ha commentato Giorgetti all'uscita dalla riunione. Sulla flat tax bisognerà capire se gli alleati di centrodestra intenderanno accogliere in toto il progetto leghista (aliquota unica al 15% fino a 70mila euro) o proporranno modifiche (FdI punta sulla cosiddetta flat tax incrementale).

MATTEO PIANTEDOSI Il ministro dell'Interno domenica ha visto il suo omologo francese Gerald Darmanin. Un primo confronto per definire posizioni comuni sul contrasto all'immigrazione illegale. Su questo tema si inserisce anche l'azione che porterà avanti Salvini nella veste di ministro delle Infrastrutture. Ieri, infatti, ha incontrato il comandante della Guardia Costiera.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA Il ministro dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare ha annunciato un grande piano per coltivare un milione di ettari di terreno. Come fare? Togliendo il limite ai terreni incolti. In un'intervista a Il Giornale, ha spiegato che «dobbiamo aumentare la resa delle produzioni attraverso un piano nazionale di coltivazione che non può prescindere da contratti di filiera chiari».

CARLO NORDIO Il ministro della Giustizia, ex magistrato, è stato il primo a far sapere dove comincerà a mettere le mani: dal taglio dei costi della giustizia. Lo ha annunciato subito dopo aver giurato al Quirinale: «Occorre velocizzare i tempi semplificando le procedure, individuando bene le competenze e facendo una spending review. Spendere meglio e risparmiare dove possibile». Compito non facile. La Cgil già alza le barricate: «No alla spending review, sì alle assunzioni».

MATTEO SALVINI Il ministro delle Infrastrutture vuole sbloccare il prima possibile le grandi opere, dalla Gronda di Genova al ponte sullo Stretto (in totale 100 miliardi di euro di cantieri). Ma è consapevole che «non ci sono solo «strade, porti, ferrovie o caserme: sul tavolo ci sono già 2,8 miliardi per il piano speciale per l'edilizia sociale e la rigenerazione urbana». Di cosa si tratta?

Parliamo di «più di 150 progetti selezionati da Messina a Brescia, da Milano a Bari, da Latina a Cuneo, da Treviso a Caserta. Previsti interventi su migliaia di abitazioni e quartieri, con grande attenzione per le periferie: sarà una delle nostre priorità», assicura Salvini.

PAOLO ZANGRILLO Cambio epocale nella pubblica amministrazione. Il ministro Zangrillo vuole valutare i risultati dei dipendenti. «La misurazione della performance non deve essere un tabù», ha spiegato a La Repubblica.

ADOLFO URSO Il ministro delle Imprese e del Made in Italy (il vecchio Sviluppo economico) lancia la «sovranità tecnologica». Sentito da La Stampa, Urso vuole riportare in Italia una serie di produzioni strategiche: «Dai chip che oggi si fanno solo a Taiwan ai droni fino alle batterie elettriche per le auto del futuro».

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