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Governo, Salvini già in azione si riprende i porti per fermare i migranti

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Gaetano Mineo
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Subito cantieri aperti contro l'immigrazione clandestina. Matteo Salvini non perde tempo e si prepara a riprendere quella battaglia con cui, nel Conte I, ha fatto crollare il numero dei migranti sbarcati in Italia. E così il neo ministro alle Infrastrutture e alla mobilità sostenibile chiama a rapporto l'ammiraglio Nicola Carlone, comandante generale della Guardia Costiera, per fare il punto della situazione, anche alla luce che in area Sar libica ci sono due imbarcazioni Ong in missione salvataggio migranti pronte ad entrare in azione. Presente all'incontro, anche il deputato della Lega, Edoardo Rixi, in predicato di diventare sottosegretario, o viceministro, al ministero in questione.

«Un lungo e proficuo incontro» è stato quello tra Salvini e Carlone, fanno sapere fonti leghiste. Ma al di la dei convenevoli, il vicepremier vuole subito passare ai fatti al fine di mettere al più presto un sigillo sulla sua missione, archiviando il no ritorno al ministero dell'Interno e anche, alla luce del neo dicastero del Mare, affidato a Nello Musumeci (che in un modo o nell'altro di porti dovrebbe pure occuparsene, di mettere) per mettere nero su bianco circa le sue deleghe. Salvini non ci gira intorno: «Il ministero delle infrastrutture si occupa di terre e mare. Il ministero del mare toglierà i porti alle Infrastrutture? Assolutamente no».

Un fatto è certo: l'indirizzo del governo Meloni in materia di immigrazione sembra abbastanza chiaro, dato che fin dalla campagna elettorale, la premier Giorgia Meloni aveva parlato di «blocco navale». Tra l'altro, dalla parte sua, Salvini, sempre in tema di immigrazione, avrebbe anche il neo ministro dell'Interno, l'ex prefetto Matteo Piantedosi, che è stato capo di gabinetto proprio di Salvini quando quest' ultimo era a capo del Viminale durante il primo governo Conte. Come dire, una sintonia tra i due dicasteri è difficile non pensarla.

E mentre il ministro delle Infrastrutture e il comandante della Guardia costiera discutono, a Lampedusa sono ore drammatiche. Non c'è fine all'elenco di tragedie che si stanno registrando nel mare antistante l'isola di Lampedusa: anche ieri, infatti, un tragico naufragio ha causato quattro persone disperse, tre uomini e una donna. Insomma, bisogna agire. E Salvini, oggi più di ieri, ne ha facoltà dato che spetta proprio al ministero che ora dirige il potere di chiudere i porti italiani attraverso un decreto. È l'articolo 83 del Codice della navigazione ad attribuirglielo: il ministro può «limitare o vietare il transito e la sosta di navi mercantili nel mare territoriale, per motivi di ordine pubblico, di sicurezza della navigazione e, di concerto con il ministro dell'Ambiente, per motivi di protezione dell'ambiente marino, determinando le zone alle quali il divieto si estende».

Non a caso nel Conte I, il vicepremier per far applicare la sua direttiva è stato costretto a passare dall'allora ministro delle Infrastrutture, il grillino Toninelli. Intanto, quaranta Ong sono pronte a scendere in piazza contro il rinnovo degli accordi del Memorandum Italia-Libia. L'appuntamento è per domani, a Roma, per chiedere all'Italia e all'Europa di «riconoscere le proprie responsabilità e non rinnovare gli accordi con la Libia». Intanto, Salvini avverte: «Il ragionamento è salvare vite, prima di tutto, ma non è possibile che le navi di tutto il mondo arrivino unicamente in Italia. Torneremo a essere un Paese che fa rispettare i suoi confini». 

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