Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Governo Meloni, FdI blinda Tajani agli Esteri. Rebus Giustizia, tutti i nomi

Daniele Di Mario
  • a
  • a
  • a

Lo tsunami Berlusconi travolge anche Antonio Tajani. Le parole del leader di Forza Italia su Putin e sulla guerra tra Russia e Ucraina indeboliscono il numero due azzurro destinato al ruolo di vicepremier e ministro degli Esteri. Tajani viene considerato anche da Fratelli d'Italia come un garante della linea del Ppe, ma da tutti i partiti di opposizione (Pd, M5S, Terzo polo) è cominciato il tam tam affinché non si affidi a un esponente di FI il ministero degli Esteri. Anche perché tutti i parlamentari di FI presenti alla riunione con il Cav hanno applaudito mentre Berlusconi parlava di Zelensky e dell'aggressione della Russia all'Ucraina.

 

Il partito di Giorgia Meloni blinda comunque il ministro degli Esteri in pectore. «Antonio Tajani ha avuto sempre un atteggiamento lineare sulla politica internazionale, è un esponente di punta del Ppe e credo sia sconveniente coinvolgerlo, al di là del ruolo che incarnerà in futuro», dice il capogruppo FdI alla Camera Francesco Lollobrigida.

Lo stesso Tajani, dal canto suo, anticipa che oggi sarà al summit del Partito popolare europeo «per confermare la posizione europeista, filo atlantica e di pieno sostegno all'Ucraina mia e di Forza Italia». «In tutte le sedi istituzionali non è mai mancato il nostro voto a favore della libertà e contro l'invasione russa», sottolinea su Twitter il coordinatore nazionale azzurro e vicepresidente del Ppe. Tajani ricorda che «il popolo ucraino ha vinto il Premio Sacharov 2022. Eroi che non si arrendono di fronte all'orrore della guerra. Le loro gesta a difesa della democrazia e della libertà - sottolinea ancora - saranno per sempre scritte nella storia».

 

La lista dei ministri è quasi pronta. Giorgia Meloni, come richiede la prassi costituzionale, discuterà delle caselle più delicate con il presidente della Repubblica ma l'obiettivo è quello di non riaprire la trattativa con gli alleati.

Per Berlusconi e FI, però, la casella del Guardasigilli non è ancora occupata. Ieri il Cav ha incontrato Carlo Nordio a Villa Grande, di cui ha apprezzato le spiegazioni su come l'ex magistrato intende riformare la giustizia qualora diventasse ministro. Ma prima di dare il via libera Berlusconi auspicherebbe un trattamento come quello riservato alla Lega. Ovvero, una maggiore considerazione e un peso uguale, come ha ribadito al segretario del Carroccio Matteo Salvini ieri a pranzo a Villa Grande, assicurando allo stesso tempo di voler far partire il governo.

Sulla Giustizia, il nome in ballo, oltre a Nordio, è quello dell'ex presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Il favorito resta comunque Nordio. «Non partecipo a nessuna trattativa, decideranno i leader del centrodestra e io mi atterrò alle loro decisioni», taglia corto Casellati. Allo stato, dunque, oltre a Tajani vicepremier e ministro degli Esteri, gli azzurri possibili ministri sono Casellati (Riforme costituzionali), Gilberto Pichetto Fratin (favorito per la Transizione ecologica, che però potrebbe essere «svuotata» della delega per l'Energia, rivendicata da FdI); Annamaria Bernini (Pa) e Gloria Saccani Jotti (Università).

 

L'elezione dei vicepresidenti di Camera e Senato ha dato altre indicazioni sul governo. Come anticipato da Il Tempo Gian Marco Centinaio è stato eletto vicepresidente del Senato. Non andrà quindi al ministero dell'Agricoltura, per il quale si parla di Roberto Berutti e Luca De Carlo, ma c'è chi parla anche di Francesco Lollobrigida, che cederebbe il suo posto di capogruppo FdI alla Camera (è stato rieletto per acclamazione martedì) a uno tra Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro. Ma Lollobrigida ha sinora sempre dichiarato che sarebbe rimasto a guidare il gruppo a Montecitorio. Al Mise viene dato favorito Guido Crosetto, mentre per gli Affari europei la partita sembra ormai chiusa da tempo su Raffaele Fitto. Per Giovanbattista Fazzolari (FdI) c'è in ballo sempre la poltronissima di sottosegretario alla presidenza del Consiglio (la delega ai Servizi segreti dovrebbe tenerla per il momento Meloni).

Daniela Santanchè è in lizza per il Turismo, mentre resta da definire il nome del futuro ministro del Mare, fortemente voluto da Meloni, che dovrebbe inglobare la delega dei porti, strategica per la gestione degli sbarchi di clandestini e che potrebbe essere «sottratta» alle Infrastrutture e ai Trasporti, in quota Lega. Marina Elvira Calderone potrebbe essere il nuovo ministro del Lavoro. Alla Difesa resta favoritissimo Adolfo Urso (FdI), mentre al Viminale dovrebbe andare un tecnico, con le quotazioni del prefetto Matteo Piantedosi che salgono ancora. Sempre in quota Fratelli d'Italia la Famiglia (si parla di Isabella Rauti) e Pari opportunità, Politiche giovanili e Sport (da qualche giorno circola il nome di Chiara Colosimo). Al Mezzogiorno c'è Nello Musumeci.

 

Per il ministero della Salute, oltre al presidente della Croce Rossa Francesco Rocca, spunta invece il nome del rettore dell'Università di Tor Vergata Orazio Schillaci, dato in queste ore per favorito.

Sul fronte della Lega, Salvini continua a lavorare per superare le difficoltà: «La gente chiede al centrodestra di governare bene e di fare in fretta», ha detto a Silvio Berlusconi che lo ha accolto per pranzo. A via Bellerio dovrebbero andare Infrastrutture e Trasporti (per Matteo Salvini, che sarà anche vicepremier), l'Economia (Giancarlo Giorgetti, gli Affari Regionali (Roberto Calderoli, che avrà anche la delega alle autonomie), l'Istruzione (in pole Giuseppe Valditara) e la Disabilità (Alessandra Locatelli).

Dai blog