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Enrico Letta terrorizzato dalle mosse dell'alleato Giuseppe Conte: “Evitiamo l'effetto pistola di Sarajevo”

Tommaso Carta
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Andare avanti, al di là dei distinguo, per portare a compimento l'agenda sociale che, con l'incontro fra governo e sindacati di martedì, acquista finalmente una forma. Enrico Letta lancia il suo appello ai riottosi alleati di governo, Giuseppe Conte e Matteo Salvini, perché facciano rientrare gli ultimatum e sostengano l'esecutivo, a cominciare dal tornante del Dl Aiuti, oggi in Aula al Senato. Il segretario del Pd lo fa mentre è ancora in corso il Consiglio Nazionale del M5s, con la linea dello «strappo» che sembra farsi sempre più concreta. Un appello lanciato dalla posizione di leader di un partito «granitico», come lo definisce, pronto a caricarsi sulle spalle la responsabilità di dare risposte a quei 4,3 milioni di lavoratori che percepiscono meno di dieci euro l'ora.

 

 

«La giornata di ieri (martedì, ndr) è stata importante perché si è verificata una possibilità sull'agenda sociale», dice Letta ai parlamentari riuniti a Montecitorio. «La direttiva europea consente una applicazione differenziata e il nostro Paese può applicare quello che c'è sul salario minimo. L'Italia è uno dei paesi che non ha salario minimo, 4 milioni di lavoratori lavorano con salari inferiori ai nove euro l'ora. Questa è una grande opportunità per fare qualcosa di molto importante soprattutto per i giovani». Tutto ciò, sempre che il governo vada avanti. «Altrimenti non saremo in grado di dare risposte a milioni di lavoratori e di giovani». L'alternativa è quella di fare precipitare il Paese alle elezioni. Non è una minaccia, spiega Letta: è un fatto.

 

 

Parole indirizzate a Giuseppe Conte. Per questo Letta chiede di evitare scelte che potrebbero trasformare «distinguo legittimi» nella «pistola di Sarajevo», quella impugnata da Gavrilo Princip per assassinare l'arciduca Francesco Ferdinando e dare il via, a sua insaputa, alla Prima Guerra Mondiale. Alla base c'è la preoccupazione, oltre che per il governo, per quel «campo largo» che rischia di diventare ancora più complicato in caso di strappo dei 5 stelle. Col rischio che si vada a elezioni anticipate e il centrodestra abbia gioco facile a prevalere su una coalizione che non esiste più.

 

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