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Silvio Berlusconi show a Napoli. Prima loda i referendum sulla giustizia e poi affonda: “Comunismo? Disumano e perverso”

Non parla di ‘golpe giudiziario’, i toni sono più soft, ma la grande amarezza e rabbia per tutti i processi che lo hanno coinvolto è tale che non ce la fa a trattenersi. Dal palco della convention di Forza Italia di Napoli un Silvio Berlusconi in ‘stile ’94’, con completo blu e pin tricolore sul bavero della giacca, dedica gran parte del suo discorso-fiume (oltre un’ora senza una pausa bicchiere d’acqua) alla malagiustizia e torna a parlare dei suoi problemi giudiziari, come ai vecchi tempi: «Veniamo all’oppressione giudiziaria. Voi sapete quanto io abbia sofferto per queste tristi vicende...». Da qui l’elenco di tutte le udienze e i giorni passati a studiare le carte con gli avvocati: «110 processi, 3.656 udienze, 130 avvocati e non vi dico quante sono state le spese» (la cifra però è indicata nella bozza dell’intervento, «un miliardo»). Ed ecco la promessa: «Da oggi io sarò, dopo l’espulsione incostituzionale dal Senato e dalla politica italiana di nove anni fa, di nuovo in campo con voi...». Si sofferma in particolare sulla riforma Cartabia, che «certamente non è la nostra riforma», ma «introduce finalmente la separazione delle funzioni tra giudici e pm e chiude definitivamente le ‘porte girevoli’ fra magistratura e politica». Il Cav vede un barlume di speranza e ne approfitta per ribadire tutto il suo disappunto nei confronti di certi giudici politicizzati, quelli che una volta definiva le ‘toghe rosse’: «Questa riforma è l’inizio di un processo riformatore che dovremo continuare, un processo che non vuole essere punitivo per la magistratura, anzi vuole valorizzare i tanti giudici onesti e corretti, messi nell’angolo da minoranze ideologizzate e da gruppi di potere....». 

 

  

 

L’ex premier parla dei referendum sulla giustizia che definisce «fondamentali» una «prima tappa» per avviare un «percorso riformatore» e denuncia: «Di questi referendum si parla poco o nulla, incredibilmente si è deciso di votare in un giorno soltanto, il 12 giugno. Evidentemente c’è qualcuno che non vuole che gli italiani si pronuncino su un tema che da trent’anni almeno dilania il Paese...». Da qui un «appello accorato a tutti gli italiani perché vadano a votare e diano il loro voto su un argomento che, prima o poi, potrebbe riguardarli tutti personalmente». 

 

 

Berlusconi rispolvera anche un altro suo grande cavallo di battaglia, l’anticomunismo, proprio all’inizio del suo intervento: «Il comunismo è la filosofia più disumana e perversa della storia dell’umanità...». Berlusconi rievoca la sua ‘militanza anti Pci’ quando era un ragazzino: «Nel 1948 ero già in campo per difendere la libertà e cosa facevo? Attaccavo manifesti... E uno di questi manifesti recitava: ‘Nella cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no’. Naturalmente li attaccavo sui manifesti del partito comunista perché loro li attaccavano sui nostri...». Il leader di Fi attacca il Pci dopo aver lanciato una stilettata al Pd sul tema dell’atlantismo, alla luce delle polemiche sulla guerra in Ucraina: «A proposito di atlantismo, io apprezzo molto lo zelo atlantista di queste settimane del Partito democratico, vorrei solo ricordare che la storia della sinistra italiana non è sempre stata questa...».