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Mario Draghi striglia i ministri sul Pnrr: basta politica, serve più impegno

Filippo Caleri
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Tutti al lavoro. Basta con la ricreazione. Mario Draghi torna al presiedere il consiglio dei ministri dopo la settimana folle dell'elezione del presidente della Repubblica. Un incontro con i responsabili dei dicastero nel quale la politica resta fuori dalla porta. Il premier non fa nessun accenno diretto ai riflessi sul governo della votazione per l'inquilino del Quirinale. Niente, nemmeno una parola, anche per il dossier spinoso delle frizioni nella Lega del ministro Giancarlo Giorgetti, si parla solo di compiti. E dopo la sbornia di incontri e trattative arriva la strigliata ai ministri a non perdersi, anzi ad accelerare sui dossier economici e in particolare sull'attuazione del Pnrr. Insomma niente discorsi politici ma una sonora spinta motivazionale alla compagine governativa che mostra la volontà di voler imprimere un nuovo passo all'azione del governo dando anche la linea che dovrà ispirarla nei prossimi mesi: meno mediazioni, più rapidità e focalizzazione sugli obiettivi.

 

 

Nell'apertura di seduta il premier si congratula con Sergio Mattarella, ringraziandolo «per la decisione di rimanere per un secondo mandato». Parole che strappano l'applauso dei ministri. Poi Draghi torna sui temi economici a lui più congeniali. A dargli la carica i dati sulla crescita economica diffusi ieri mattina dall'Istat. Il + 6,5% maturato nel 2021, gli fanno esprimere «soddisfazione», anche perché se è vero che «sono il prodotto della ripresa globale», sono legate «anche delle misure messe in campo dal governo, a partire dalla campagna di vaccinazione e dalle politiche di sostegno all'economia». Non solo carote però. C'è anche il bastone. Sì perché adesso è necessario non distrarsi perché c'è da attuare il Pnrr rispettando le scadenze e gli obiettivi che non sono certo a portata di mano. Anzi, per ora, sono molte le parole sugli effetti benefici del piano europeo ma i risultati non si intravedono ancora. Così da qui al prossimo 30 giugno dovranno essere centrati 45 milestones e target, per ottenere la seconda rata da 24,1 miliardi di euro. In totale, fino a giugno 2023, ci sono tre «tappe» per ottenere oltre 64 miliardi. Il problema è che non tutti i ministeri sono «allineati» nell'attuazione.

 

 

Così per consentire il recupero Draghi concede 48 ore di tempo, fino a un nuovo consiglio dei ministri convocato mercoledì, per prepararsi a stilare un report. In particolare il primo ministro ha chiesto a tutti i ministri «di indicare dello stato di attuazione degli investimenti e delle riforme di competenza, segnalando l'eventuale necessità di interventi normativi e correttivi». A Palazzo Chigi poi sarà fatta una «puntuale ricognizione» della situazione relativa ai principali obiettivi del primo semestre dell'anno. Insomma la seconda fase del governo dell'ex banchiere centrale, segnata dalla discriminante di aver dovuto accettare di restare al governo, parte così. Con tanta voglia di fare. Questo in linea di principio certo perché le scorie della lunga battaglia per il Quirinale non sono state ancora digerite da tutti i partiti. E per vedere se le rose fioriranno si deve attendere ancora qualche mese.

 

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