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Silvio Berlusconi si ritira, ora è stallo totale. "Un passo indietro per responsabilità nazionale", tensione con Fratelli d'Italia

Daniele Di Mario
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Silvio Berlusconi si ritira dalla corsa al Quirinale. Dopo settimane di valutazioni, il Cav scioglie la riserva in senso negativo, ma il quadro nel centrodestra è tutt'altro che chiaro. La vera partita comincia ora, anche perché l'impressione è che il nome su cui la coalizione punterà resterà coperto fino alla quarta chiama prevista giovedì prossimo.

TUTTI DA REMOTO CAV ASSENTE Il tanto atteso vertice di centrodestra va in scena da remoto. Niente Villa Grande, il Cav resta ad Arcore e alla riunione - cominciata con oltre un'ora di ritardo - con Matteo Salvini, Giorgia Meloni e gli altri leader centristi neanche partecipa. Al suo posto si collegano il vicepresidente e coordinatore nazionale di FI Antonio Tajani e la senatrice azzurra Licia Ronzulli, che annunciano il gran rifiuto dell'ex premier, dando lettura della nota scritta a Villa San Martino.

«BASTA LACERAZIONI AVANTI CON DRAGHI» «Continuerò a servire il mio Paese in altro modo, come ho fatto in questi anni, da leader politico e da Parlamentare Europeo, evitando che sul mio nome si consumino polemiche o lacerazioni che non trovano giustificazioni che oggi la Nazione non può permettersi», scrive Berlusconi, che aggiunge: «Considero necessario che il governo Draghi completi la sua opera fino alla fine della legislatura per dare attuazione al Pnrr, proseguendo il processo riformatore indispensabile che riguarda il fisco, la giustizia, la burocrazia». Un passo indietro, quindi, per blindare la legislatura e quel governo di unità nazionale che Berlusconi rivendica di aver voluto e contribuito a far nascere e a tenere in piedi. «L'Italia oggi ha bisogno di unità, al di là della distinzione maggioranza-opposizione, intorno allo sforzo per combattere la gravissima emergenza sanitaria, per far uscire il Paese dalla crisi», scrive quindi il Cav che aggiunge: «Ho deciso di compiere un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale, chiedendo a quanti lo hanno proposto di rinunciare ad indicare il mio nome per la Presidenza della Repubblica. La Nazione riparte nei momenti difficili se tutti sappiamo trovare, come avvenne nel dopoguerra, un senso comune di appartenenza nella nostra democrazia, superando le lacerazioni e al di là delle legittime ed anzi necessarie distinzioni. Per queste ragioni sono stato il primo a volere un governo di unità nazionale che raccogliesse le migliori energie del Paese, e che - con il concorso costruttivo anche dell'opposizione - è servito ad avviare un percorso virtuoso che oggi più che mai, alla luce della situazione sanitaria ed economica, deve andare avanti». Ma salvare il governo significa anche blindare Mario Draghi a Palazzo Chigi, sbarrandogli la strada che porta al Quirinale, anche se la partita nei prossimi giorni potrebbe riaprirsi. Il Cav, dal canto suo, ringrazia quanti ne hanno caldeggiato la candidatura- a partire dalle forze politiche di centrodestra - e rivendica orgogliosamente che «i numeri» per essere eletto Presidente della Repubblica sarebbero stati «sufficienti». Ma, dopo aver «riflettuto molto, con i miei familiari e i dirigenti del mio movimento politico» ha deciso di fare un passio indietro «ponendo sempre l'interesse collettivo al di sopra di qualsiasi considerazione personale».

 

 

LA PARTITA COMINCIA ORA «Da oggi lavoreremo quindi con i leader del centrodestra - che rappresenta la maggioranza nel Paese ed a cui spetta l'onere della proposta - per concordare un nome in grado di raccogliere un consenso vasto in Parlamento», garantisce Berlusconi, tracciando l'identikit del prossimo Capo dello Stato. «Occorre individuare una figura capace di rappresentare con la necessaria autorevolezza la Nazione nel mondo e di essere garante delle scelte fondamentali del nostro Paese nello scenario internazionale, l'opzione europea e quella atlantica, sempre complementari e mai contrapponibili, essenziali per garantire la pace e la sicurezza e rispondere alle sfide globali». Il centrodestra «ora avrà l'onore e la responsabilità di avanzare le sue proposte senza più veti dalla sinistra», commenta dal canto suo il segretario della Lega Matteo Salvini. Mentre Fratelli d'Italia affida a una nota ufficiale la posizione del partito guidato da Giorgia Meloni: «Abbiamo apprezzato il senso di responsabilità di Silvio Berlusconi, che a seguito della verifica che si era riservato di fare per accertare le effettive possibilità di elezione, ha rinunciato a offrire la sua disponibilità alla candidatura a Presidente della Repubblica. Abbiamo invece apprezzato assai meno le indiscrezioni uscite nel corso del vertice, che non corrispondono in alcun modo alla realtà. Durante la riunione non sono state formulate da alcuno specifiche proposte di candidatura né tantomeno sono stati posti veti di alcun genere. Piuttosto, durante la riunione, Fratelli d'Italia ha insistito affinché fosse chiaro che non auspica in alcun modo che la legislatura prosegua, come invece possono eventualmente ritenere le forze politiche della maggioranza. Fratelli d'Italia resta ferma sulla necessità che il centrodestra esprima una o più candidature della propria area culturale, che rappresenta la maggioranza degli italiani. Se questo non fosse possibile, la nostra priorità e che vi sia un Presidente della Repubblica autorevole e capace di difendere l'interesse nazionale e la sovranità popolare. La questione di Mario Draghi al Quirinale, sulla quale non abbiamo espresso alcun giudizio, non è stata posta e sarebbe semmai problema che possono avere le forze che partecipano al suo governo».

 

 

TENSIONI AL VERTICE Mentre Tajani e la Ronzulli leggono agli alleati il comunicato di Berlusconi, sulle agenzie cominciano a uscire le parole che Ignazio La Russa e Giorgia Meloni avrebbero detto alla riunione ancora in corso. Ad esempio, alla Meloni si attribuivano frasi sul no a Draghi al Quirinale, questione non discussa nel summit. Così come non trovano alcuna conferma le posizioni di FdI a favore della durata della legislatura. La fuga di notizie indispettisce Fratelli d'Italia, certo, ma anche Coraggio Italia, il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa e lo stesso Salvini, tanto che il vertice si conclude precipitosamente dopo la lettura della nota di Berlusconi e senza la classica nota congiunta. Anche il passaggio del Cav sulla necessità di lasciare Draghi a Palazzo Chigi per blindare la legislatura non ha convinto gli alleati in quanto non rappresenterebbe affatto la posizione di tutto il centrodestra.

SCENARI FUTURI E adesso? Messo da parte Draghi, il nome che circola nei palazzi della politica è quello di Pier Ferdinando Casini. L'ex presidente della Camera è molto ben visto dal segretario del Pd Enrico Letta e dal leader di Italia viva Matteo Renzi, ma nel centrodestra trova poco gradimento essendo stato eletto nelle liste del Pd e non rappresentando quella candidatura espressione dell'area culturale di centrodestra che Giorgia Meloni auspica da tempo e sulla quale anche Matteo Salvini s'è sempre detto d'accordo. Ma c'è anche un'altra ipotesi che circola in queste ore: Mario Draghi al Quirinale e Casini premier. Il passaggio di Berlusconi su Draghi escluderebbe categoricamente quest'ipotesi, ma in pochi sono pronti a giurarlo, anche dentro FI. Soprattutto se la partita si complicasse e nessun candidato avanzato dal centrodestra dovesse riuscire a passare.

 

 

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