corsa al quirinale

Berlusconi c'è, parte la caccia ai voti. Nuovo vertice del centrodestra con i numeri entro giovedì

Ronny Gasbarri

Silvio Berlusconi sciolga in senso favorevole la riserva fin qui mantenuta sulla corsa alla presidenza della Repubblica. Il centrodestra lo chiede ufficialmente dopo le oltre due ore di vertice andato in scena nella residenza romana del leader di Forza Italia. Al termine dell’incontro a Villa Grande, i leader della coalizione hanno sottoscritto una nota in cui affermano compatti di vedere nel Cav «la figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’Alta Carica con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono».

 

  

E così, nei prossimi giorni, «lavoreranno per trovare le più ampie convergenze in Parlamento». Detto in altri termini, si andrà a verificare il numero concreto di voti a sostegno di un’eventuale discesa in campo di Berlusconi. Che non ha intenzione di autocandidarsi al Colle, ma che potrebbe dirsi «disponibile» in vista del 24 gennaio, quando a Montecitorio si riuniranno i 1009 grandi elettori per eleggere il successore di Sergio Mattarella. Dieci preziosi giorni in cui potrà quindi proseguire quella che è stata ribattezzata come «operazione scoiattolo».

 

Prima comunque il centrodestra tornerà a riunirsi per fare il punto della situazione, con un occhio ai numeri e uno allo scenario politico. L’appuntamento è già fissato per metà della settimana prossima, quando Berlusconi sarà rientrato da Strasburgo dove dovrebbe partecipare alla commemorazione per David Sassoli prevista lunedì alla Plenaria del Parlamento (dove sono annunciati anche il premier Mario Draghi e il segretario dem Enrico Letta). In questo lasso di tempo la coalizione, che «ha il diritto e il dovere di proporre la candidatura al massimo vertice delle Istituzioni», si darà da fare per aggiornare il più possibile il pallottoliere. 

 

«Al momento mi sembra ci siano i 450 voti del centrodestra, compresi quelli di Coraggio Italia, ma non vi sono certamente i voti del Pd, del M5s in tutte le loro componenti, né di Italia Viva e della sinistra estrema. Siamo lontani dall’asticella e mi pare ci sia anche poca volontà di dialogo», confessa in serata Giovanni Toti. I numeri per il Cav, veri o presunti, sono stati il piatto principale del pranzo andato in scena sull’Appia Antica a base di melanzane alla parmigiana, branzino al forno, calamari alla griglia e carciofi. Riuniti al tavolo di Berlusconi i leader di Lega e Fdi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, il presidente di Noi con l’Italia Maurizio Lupi, il segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa, e il sindaco di Venezia e leader di Coraggio Italia, Luigi Brugnaro. Presenti anche Gianni Letta, il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani e il senatore di Fdi Ignazio La Russa.

A chiedere esplicitamente a Berlusconi di sciogliere la riserva, se ritiene, e di dare rassicurazioni su numeri e soprattutto nomi dei grandi elettori che dovrebbero sostenerlo, specialmente al di fuori del centrodestra, è stato Salvini. Secondo quanto filtrato da fonti di via Bellerio, il leader della Lega si è presentato a Villa Grande con il dettaglio storico degli ultimi presidenti della Repubblica, da Scalfaro a Mattarella, per ribadire quanti voti hanno preso e in quale votazione. Un modo cioè per evidenziare la delicatezza della partita e i numeri necessari per portare a casa il risultato. E ora si attendono risposte da parte di Berlusconi che, ricorda Salvini alla sinistra, «può piacere o non piacere ma è stato eletto tre volte per fare il premier, quindi non si capisce in base a che cosa non possa avere neanche il diritto di proporsi».

 

Certo, «da qui poi ad avere una maggioranza in Parlamento...», aggiunge il Capitano, rimandando la fine della frase ai «prossimi giorni» quando «si vedrà se c’è o meno». Salvini, che ha comunque ribadito che «il centrodestra deve essere compatto dall’inizio alla fine, qualunque cosa accada», ha confidato anche di essere in contatto da tempo con tutti i leader con l’ambizione di svelenire il clima. Un tasto toccato anche dal fedelissimo del Cav, Gianni Letta, a margine dei funerali di Stato per David Sassoli: «Il clima di serenità e di valutazione degli interessi generali del bene comune, prima di ogni altra cosa, deve essere la guida per ognuno di quelli che hanno la responsabilità, il compito di eleggere il Capo dello Stato, spero che si possa svolgere in questo clima di serena partecipazione, di armonia, di impegno comune per il bene comune».