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Coffee Break, Carlo Calenda e la bordata al sindaco Gualtieri: "Mi rode..." E annuncia il piano di Azione

Giada Oricchio
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Ritorno alla legge proporzionale e un grande centro riformista. Carlo Calenda, ospite di “Coffe Break”, sabato 23 ottobre, lancia il suo piano “salva Italia”. Durante la puntata dell’approfondimento politico di LA7, il leader di Azione ha espresso le sue posizioni in maniera conciliante, diremmo moderata se non avesse ripetuto più volte che l’aggettivo non gli si addice. “Se mi rode vedere Gualtieri al Campidoglio? Mi era roduto già prima però sono contento che abbia vinto lui piuttosto che Michetti, gli daremo una mano dall’opposizione” è la prima dichiarazione al conduttore Andrea Pancani.

Il deputato, forte dell’exploit del 20% ottenuto alle elezioni amministrative, vuole esportare il metodo utilizzato per la corsa a sindaco di Roma sul piano nazionale perché “il dato vero di queste elezioni è che sono stati sconfitti sovranisti e M5S. Poi esce allo scoperto: “Azione deve essere un grande motore riformatore. Si deve riuscire a fare un governo che tenga insieme un centrodestra pragmatico, europeista e liberale, penso a Forza Italia o a persone come Giorgetti e il Pd che si può staccare dalle frange più estreme. A chi mi dice che non è possibile, faccio notare che Forza Italia e PD in Europa stanno già insieme e sostengono Ursula, mentre i 5 Stelle si sono spaccati e con loro le loro idiozie”.

Il vero obiettivo dell’ex ministro è la legge elettorale: “Dobbiamo chiudere la stagione del bipolarismo perché è stata drammatica, io sono sempre stato per il maggioritario, ma dopo 30 anni in cui l’Italia è peggiorata rispetto agli altri Paesi europei e i governi sono stati instabili, forse bisogna ritornare a una politica riformista, tranquilla e pragmatica che credo sia esattamente quello che fa Draghi”.

Non si può dire che a Calenda faccia difetto la chiarezza: “Occorre fare una legge elettorale proporzionale dove gli italiani possano votare con le preferenze chi vogliono, solo così si capirà l’orientamento del Paese, se è un orientamento che converge verso l’estremo o verso una forza riformista, ribadisco non moderata, io sono la persona meno moderata che esiste. Secondo me il M5S prende pochi voti. Le forze riformiste saranno vincenti perché la gente vuole parlare di vaccini, non di porti aperti o chiusi quando sono sempre stati aperti. La politica del rumore può finire con il Covid e Draghi”. Serafico, pacato, quasi ascetico, chiude l’intervista con una bordata al centrodestra: “Se è destinato a implodere? Certo che sì. Tajani non può andare a Bruxelles e tuonare contro i sovranisti e poi in Italia fare manifestazioni con i sovranisti, è un impazzimento che non va da nessuna parte. Anche Berlusconi che dice: ‘garantisco io’, ma cosa garantisce con il 6%? Ha partiti che hanno 4 volte il suo consenso. Ecco perché poi inevitabilmente la politica si riduce al casino di questi giorni, è una politica di apparenza, che trascura la realtà, dobbiamo spezzare questo clima altrimenti siamo morti, abbiamo una crescita anemica e siamo diventati il Paese più ignorante d’Europa. Dove andiamo?”. Sulla strada da lui indicata?

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