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Roberto Gualtieri per vendere la sua prima casa bussò al notaio della Banda della Magliana

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Voleva vendere la sua prima casa acquistata due anni prima per 30 milioni di lire, un monolocale in via Foggia con annesso giardinetto. Fu così che nel 1991 il futuro ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, si rivolse proprio al professionista più discusso della capitale. E bussò alla porta di Michele Di Ciommo, l'uomo che prima aveva lavorato a lungo per Vaticano e corte andreottiana ricavando l'appellativo di  “notaio di Dio”, e poi travolto da bancarotte e inchieste giudiziarie che ne svelarono un lato più oscuro, fu ribattezzato il “notaio della Banda della Magliana”. Già perché si scoprì che Di Ciommo era stato a lungo il professionista di fiducia di Enrico Nicoletti, il cassiere e riciclatore dei miliardi della organizzazione criminale, nonché amico per la pelle di Vittorio Casamonica, il capostipite della famiglia criminale “zingara”.  

 

 

Nicoletti, che è mancato poco più di un anno fa, divenne popolare come molti altri membri (però deceduti) della Banda della Magliana grazie a Romanzo Criminale, dove lui era il “Secco”. Ai servizi del notaio Di Ciommo si rivolgevano gran parte dei potenti, ma anche dei criminali di allora. Dall'imprenditore andreottiano, Giuseppe Ciarrapico che con lui fu coinvolto in provvedimenti giudiziari a Enrico De Pedis, il “Dandi” di Romanzo Criminale, o Francesco Pazienza e Flavio Carboni. Difficile trovare fra i clienti del notaio Di Ciommo anonimi cittadini. Fatto sta che quell'anno a bussare alla sua porta fu proprio Gualtieri, consigliato da chissà chi. E Di Ciommo non lo deluse, facendogli vendere quel monolocale a 35 milioni di lire, con una plusvalenza di 5 milioni in soli due anni.

 

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