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Agitare un fantomatico fascismo nuoce alla pace sociale

Andrea Amata
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Con la pandemia e la gestione della sua detonazione virale si è aperta una stagione complicata per la politica, che pare ostaggio di una combinazione ossimorica in cui alla matrice pacificante del governo nazionale non corrisponde la moderazione della contrapposizione ideologica. Anzi, l'intensità dello scontro con il dissotterramento del cadavere fascista, funzionale alla narrazione di un'emergenza democratica concorrente a quella sanitaria, dimostra i limiti della sinistra che, pur di eternare la rendita antifascista, agita la minaccia di un pericolo irreale.

L'estensione del Green Pass è stato possibile anche grazie ad una maggioranza parlamentare ampia che ha attenuato la propagazione del dissenso sociale nell'ottica di una prospettiva di sicurezza sanitaria che può emanciparci dalle residuali restrizioni a cui siamo ancora vincolati. Alcune componenti della società ritengono il certificato verde una forma di discriminazione a cui si oppongono ed è giusto che il dissenso pacifico trovi momenti di libera espressione. Le infiltrazioni dei facinorosi nelle legittime manifestazioni di protesta hanno nuociuto alle ragioni della contestazione pacata, che è stata oscurata dalla rilevanza mediatica riconosciuta alle degenerazioni eversive imputabili ai movimenti neofascisti.

Dopo l'assalto proditorio alla sede della Cgil si aperto il dibattito sullo scioglimento di Forza Nuova. La sinistra chiede al governo un provvedimento punitivo da emanare nell'ambito di quanto stabilito dalla legge Scelba del 1952. Molti si domandano se sia utile sopprimere ope legis una sigla che potrebbe reincarnarsi, mutandone il nome, in altre organizzazioni. Affinché si applichi la decretazione di cessazione di un partito occorre verificare i presupposti per l'atto etinguente. Possiamo attribuire a Forza Nuova l'operatività concreta per ricostituire il disciolto partito fascista? O siamo in presenza di un manipolo di teppisti che scimmiottano la versione caricaturale di un certo nostalgismo? Certamente le responsabilità penali dell'assalto alla Cgil vanno accertate e sanzionate ma si circoscriva l'atto vandalico nella sua dimensione di arbitrio contro la legge senza "nobilitarlo" di una caratterizzazione politica onde evitare strumentalizzazioni di parte.

La manifestazione antifascista per il lavoro e la democrazia indetta per domani a Roma in Piazza San Giovanni rischia di essere asservita alle logiche provocatorie della realtà politica. La violazione del silenzio elettorale, per ribadire la cogenza dell'ordinamento democratico, è un ulteriore capolavoro ossimorico che pretende di invocare il rispetto dei diritti mentre si opera l'infrazione delle regole sul procedimento elettorale. L'urgenza di convocare, a poche ore dal voto, un'adunanza antifascista si espone al sospetto di un'impazienza dettata dalla necessità di produrre una tesaurizzazione politica sul suo valore simbolico. Questi tirocinanti dell'accezione comportamentale del fascismo, inteso come condotta di sopraffazione, sono l'ostacolo principale alla ricucitura sociale del Paese.

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