è decisivo

Elezioni amministrative 2021, boom di Carlo Calenda: ha più voti dei dem

Benedetto Antonelli

Un risultato dolce-amaro. Carlo Calenda abbandona il sogno di diventare sindaco di Roma ma, allo stesso tempo, festeggia un risultato «senza precedenti» per una lista civica. Dalle urne di Roma - secondo il leader di Azione esce un dato fondamentale ovvero che «esiste un'area di riformismo pragmatico che non si accontenta dell'offerta politica attuale e che a Roma ha avuto un risultato significativo». Poco importa se sarà «il 18 o il 20%» (ieri alle 23, con poco più della metà delle schede scrutinate era al 18,8%).

Calenda decide di prendere la parola davanti alle telecamere molto presto, quando non è ancora chiaro se si piazzerà al terzo o al quarto posto. Certo, dopo un anno di campagna elettorale, non nasconde che spera di superare almeno la sindaca uscente Virginia Raggi, perché sarebbe «importante per la mia autostima, ma non cambia molto», dice dal comitato in Viale Trastevere, presidiato dal pomeriggio dal fedelissimo Matteo Richetti, giunto in bicicletta. «Alemanno e Raggi sono stati i peggiori sindaci della Capitale - argomenta - anche se alla sindaca riconosco che si battuta, a volte in modo scombiccherato».

  

E in attesa di poter pesare il risultato delle urne nella sua globalità, Calenda mette subito in chiaro di voler mantenere il suo profilo di indipendente anche al ballottaggio. «Ho già detto chiaramente che non faremo apparentamenti e alleanze. La ragione è che questa lista è stata votata da cittadini di centro, di sinistra e di destra e sarebbe scorretto utilizzare il loro voto», ragiona. «Sulla questione di un'eventuale indicazione di voto decideremo nei prossimi giorni - precisa - e come indicazione di voto intendo personale e senza contropartite». Porta quindi semi-chiusa al segretario dem Enrico Leila, che aveva parlato di due strade destinate a convergere. «La presunzione del Pd di decidere loro chi sta dove è sbagliata», dichiara senza giri di parole. Anche perché il progetto Azione, catapultato in chiave nazionale, guarda oltre. L'idea spiegano fonti qualificate, confortata dai risultati di Roma, è che al centro ci sia un spazio «significativo» di manovra per poter uscire dalla dicotomia «comunisti e sovranisti» che - a dire di Calenda - porta alla «perenne ingovernabilità dell'Italia. Tanto è che poi siamo costretti a chiamare Draghi».

E' necessario quindi aprire una «fase nuova» a livello nazionale. Il leader di Azione si leva anche qualche sassolino dalle scarpe, memore di quando il Pd, negli ultimi giorni prima del voto, ha cercato di far passare il messaggio che Calenda sia un politico di destra: «Leila dice che le nostre strade dovranno convergere? Non lo so, sono confuso. Il Pd fino a ieri ha detto che ero di destra, non ho capito bene... Sentirò Leila, che è un alnico, e mi fare) spiegare bene quando sono di destra e quando si sinistra».

Ma anche il centrodestra spera di riuscire ad intercettare i suoi elettori al ballottaggio. Sgarbi fa sapere di aver già consigliato a Michetti di offrire un assessorato a Calenda. Nel frattempo l'ex ministro, essendo tagliato fuori dalla corsa per il Campidoglio, resterà all'Europarlamento. A Roma rimane un risultato forte e ottenuto a mani nude ma non abbastanza per scardinare il voto di appartenenza che «ha tenuto, anche con candidati non propriamente preparatissimi, ma fino a un certo punto». Il sogno del Campidoglio non si è avverato, ma l'obiettivo di diventare ago della bilancia è a portata di mano.