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Tavoli a rischio incendio, la beffa dei banchi di Arcuri

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Dario Martini
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Quando se li videro recapitare un anno fa, molti presidi scrissero subito al commissario Arcuri e alla ministra Azzolina per sfogare tutta la loro rabbia: «Questi banchi non vanno bene, dovevano garantire il distanziamento e invece sono enormi». Qualcuno si lamentò anche del materiale con cui erano fatti, in plastica, considerato scadente. Oggi scopriamo che i famosi arredi scolastici monoposto, ritenuti necessari per garantire la sicurezza degli studenti di fronte all’emergenza coronavirus, non rispettavano nemmeno le norme antincendio. Tanto che il nuovo commissario, il generale Francesco Paolo Figliuolo, dopo un vertice con il ministero dell’Istruzione, che si è svolto il 6 luglio, è costretto a ritirarli dalle scuole. Lo ha deciso con una determina del 21 settembre scorso. Il ritiro, tra l’altro, non è costo zero. Lo Stato per portarli via dovrà sborsare 173mila euro.

Questi banchi fanno parte del bando indetto da Arcuri nell’estate scorsa. Le aziende vincitrici furono tredici. Una di queste è la portoghese Nautilus, che sottoscrisse due contratti. Il primo, da 2,2 milioni di euro, per la fornitura di 70mila sedie. Il secondo, da 7,3 milioni, per 110mila banchi monoposto. Non sappiamo se, alla fine, sono stati consegnati tutti. Fatto sta, che i dirigenti scolastici appena li videro, andarono subito su tutte le furie: «Sono lunghi 74 centimetri, quando noi abbiamo previsto una misura massima di 60 centimetri. Così non possiamo garantire la distanza tra gli alunni». Molti presidi decisero subito di non utilizzarli. Poi, con la seconda ondata dell’epidemia, e il ritorno alla didattica a distanza, il problema fu accantonato. Oggi torna alla ribalta. Nella determina di Figliuolo, infatti, leggiamo che «a seguito di specifiche analisi merceologiche è emerso che gli arredi scolastici forniti dalla ditta Nautilus hanno evidenziato la non conformità degli stessi alle normative in materia di sicurezza antincendio, impedendone l’uso ed imponendone il ritiro dagli istituti scolastici ove erano stati distribuiti al fine di eliminare i possibili rischi in caso di incendio». Dopo la riunione del 6 luglio con i rappresentanti del ministero dell’Istruzione, «l’Area Logistico Operativa ha rappresentato la necessità di procedere con l’esecuzione del servizio di ritiro degli arredi scolastici in argomento presso 136 istituti scolastici dislocati sul territorio nazionale per la successiva consegna presso idonei luoghi di custodia individuati dalla Difesa». Figliuolo ha imposto la «somma urgenza», perché «eventuali ritardi nel ritiro dei materiali avrebbero un impatto negativo importante sulla sicurezza negli istituti scolastici ove tali arredi sono stoccati».

Il servizio di ritiro è stato affidato alla Jet Air Service spa, «unico operatore che si è reso disponibile ad eseguire il trasporto urgente in questione con annessa manovalanza». Questa azienda, si legge ancora, è «un partner consolidato» della struttura commissariale. Attualmente, è titolare di un contratto per il trasporto via nave di materiale acquistato dalla Cina. Inizialmente, il trasporto doveva essere via treno, per un commessa da 4,5 milioni euro, come stabilito da una determina commissariale del 10 giugno scorso. Adesso, invece, per il ritiro dei banchi scolastici non a norma antincendio, la Jet Air Service dovrà accontentarsi di 172.987 euro più Iva. Pochi giorni fa, il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha bollato i banchi di Arcuri e dell’Azzolina come «una cartolina del passato». Una frase che il ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, ha definito «populista e sbagliata». Oggi, abbiamo scoperto perché Bianchi non c’è andato tanto per il sottile. 

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