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Virginia Raggi in fuga dal Museo della Shoah: niente più manifestazione pubblica

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Il miglior attacco è la fuga, devono aver detto a Virginia Raggi. E dopo la figuraccia legata al tentativo di posare la prima pietra del Museo della Shoah di Roma in piena campagna elettorale, arriva l’inevitabile dietrofront alla cerimonia pubblica che era stata già indetta dal Campidoglio.

 

La Comunità Ebraica ha espresso il suo netto dissenso rispetto al periodo scelto – la delibera che istituì il Museo risale addirittura alla giunta Alemanno – tra un comizio e l’altro.

Pertanto, martedì 14 settembre partiranno i lavori, ma non ci sarà alcun taglio del nastro. La Sindaca resterà a casa ad evitare di inquinare l’evento con una presenza che sarebbe stata dal sapore smaccatamente elettoralistico.

 

“Non voglio – ha detto tardivamente la Raggi - che questo tema diventi terreno di polemiche ingiustificate. La Comunità Ebraica di Roma ha deciso di non essere presente. Rispetto la decisione, pur non condividendola. Come ho dimostrato in questi anni, non voglio alimentare contrapposizioni che farebbero male alla città e ai romani”. 

 

Il Museo della Shoah sorgerà a Villa Torlonia. Dal Campidoglio, qualcuno più realista del re aveva tentato la forzatura con la fissazione della data di partenza dei lavori. Ma senza fare i conti con la dignità di chi vuole restare al di fuori della mischia elettorale di fronte al ricordo di una tragedia. Un brutto colpo per la Raggi, che sta tentando di tutto per ottenere una riconferma che almeno i sondaggi vedono sempre più difficile.

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