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Morning News, Guido Crosetto contro gli imprenditori. L'altra verità sul reddito di cittadinanza: "Devono pagare i lavoratori"

Giada Oricchio
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Il Reddito di cittadinanza infiamma gli animi a “Morning News”, il programma del mattino di Canale 5. Tra le barricate opposte, la posizione di maggior equilibrio è quella di Guido Crosetto: “Il RdC così è disastroso, ma gli imprenditori si devono mettere in testa che devono pagare il giusto i lavoratori”.

Il RdC, cavallo di battaglia del M5S, è al centro del dibattito politico: Lega e Fratelli d’Italia vogliono abolirlo, il centrosinistra vuole modificarlo. Secondo molti osservatori, gli imprenditori hanno fatto fatica a trovare personale per il lavoro stagionale perché i giovani non volevano perdere il RdC. Una chiave di lettura che non convince Guido Crosetto.

Ospite della trasmissione condotta da Simona Branchetti, il  coordinatore nazionale di FdI ha dichiarato: “Se io guadagno di più o la stessa cifra stando a casa senza dovermi muovere e lavorare è abbastanza chiaro, difficile pensare che qualcuno scelga il sacrificio. Ma questo pone due temi che avevo già fatto presenti nel mio intervento alla Camera quando fu approvato. Il RdC come strumento di lotta alla povertà poteva andar bene, ma tanto valeva utilizzare il REI e mettere più soldi, come strumento per far incontrare domanda e offerta è stato disastroso. Ma si capiva subito. Guardate se i centri per l’impiego sono stati cambiati o informatizzati o guardate il lavoro dei navigator. E’ un fallimento al di là della pandemia”.

Per Crosetto, il Reddito di cittadinanza è stato sicuramente un disincentivo al lavoro, ma ha aperto anche a un altro problema, forse quello vero: “Bisogna dire però che il lavoro va pagato. Il problema non è il part-time a 700 euro, il problema è che c’è gente che offre 500-600 euro per impieghi senza orario. Abbiamo bisogno di eliminare il RdC per la parte della politica attiva sul lavoro perché fa schifo, lasciare la misura con il nome così facciamo contenti i 5 Stelle e la loro lotta alla povertà, ma dall’altra parte dobbiamo mettere un sistema di controlli che faccia sì che il lavoro venga retribuito in modo giusto e che le persone, nemmeno al primo impiego, vengano sfruttate. Ci sono colpe da entrambe le parti se il meccanismo si inceppa e non funziona. Inoltre il costo del lavoro deve essere adeguato a quello estero. Il benchmark deve essere internazionale, non possiamo pensare di sopravvivere avendo un costo del lavoro, una tassazione e una burocrazia superiori ai nostri vicini di casa. E non parlo di Croazia o Slovenia, ma anche di Germania o Svizzera”. Severo, ma giusto.

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