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Vaccini, il governo sbaglia ma pagano gli italiani. Ecco gli errori di Mario Draghi

Franco Bechis
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Per quanto i numeri siano confortanti anche il governo guidato da Mario Draghi ha pasticciato non poco sui vaccini. Non c'è bisogno di ripetere cosa è accaduto su AstraZeneca e dintorni, perché credo che sia vivo nella memoria recente di tutti gli italiani. Ogni affermazione apodittica è stata smentita dagli stessi protagonisti pochi giorni dopo cambiando direzione.

Con AstraZeneca è stata vaccinata tutta la scuola, e cioé una popolazione abbastanza giovane. Poi si è scoperto che si correva qualche rischio, e sono state cambiate prudenzialmente le età minime per l'inoculazione di quel vaccino: sopra i 60 anni. Ma allo stesso tempo il governo e il Cts hanno autorizzato le Regioni a fare gli open day per giovani e giovanissimi con quelle dosi. Poi è capitato un caso tragico a Genova, e indietro tutta: stop agli open day ai giovani.

In queste scelte ha avuto certamente qualche responsabilità il comitato tecnico e scientifico come pure l'Agenzia italiana del farmaco. Ma non ne hanno di meno il premier Draghi, il commissario straordinario all'emergenza sanitaria generale Francesco Paolo Figliuolo e il ministro della Salute, Roberto Speranza. Pur pubblicati con grave ritardo lo spiegano bene i verbali sommari del Cts di maggio finora resi pubblici. Perché anche se ci si riempie la bocca di slogan su “l'hanno detto gli scienziati”, o “la politica fa quello che chiede la scienza”, spesso queste frasi sono bugie di comodo, perché le scelte anche sulle vaccinazioni sono state fatte per ben altri motivi.

A inizio maggio ad esempio con insistenza il ministro della Salute ha chiesto al Cts se si poteva abbassare da 60 a 50 anni l'età dei soggetti per cui era consigliato AstraZeneca. Gli scienziati avrebbero voluto dire di no, che non era prudente, e chiuderla lì. Ma l'insistenza dell'esecutivo era grande. Allora quelli hanno preso tempo e tirato di seduta in seduta la questione senza mai decidere. Il Cts ha provato a chiedere al governo italiano se si potevano avere dalla Francia i dati sui vaccinati AstraZeneca fra 55 e 60 anni, visto che in quel paese il vaccino era usato dai 55 in su. Ma la Francia quei dati su eventuali reazioni avverse se li è tenuti gelosamente per sé e non li ha condivisi.

A questo punto gli scienziati hanno detto al governo (sintetizzo): “Visto che insistete tanto, ci spiegate perché volete dare quel vaccino anche alla fascia 50-60 contrariamente ai suggerimenti dell'Ema?”. E la risposta è arrivata con franchezza da uno scritto inviato al Cts dal generale Figliuolo. La cito dal verbale sommario: “alla luce del numero di persone già vaccinate e di quello che ha ricevuto la 1° dose con vaccino mRNA (Pfizer e Moderna) e che, pertanto, necessita di 2° dose della stessa tipologia, sono stati definiti i fabbisogni di vaccini mRNA necessari per ultimare la campagna vaccinale entro settembre di circa 73M di dosi, a fronte di un previsionale di afflusso di circa 68M di dosi (fino al termine del terzo quadrimestre). In virtù di queste stime, a giudizio del Commissario Straordinario, il fabbisogno di vaccini a mRNA risulta superiore al previsionale delle forniture e, pertanto, una modifica della raccomandazione di somministrazione di AstraZeneca e Johnson&Johnson, prevedendo l’ampliamento della platea anche agli over 50, laddove scientificamente percorribile, consentirebbe un più adeguato e certo soddisfacimento dei fabbisogni”.

Finalmente la verità: la scienza non c'entrava nulla, ma da maggio a fine settembre sarebbero mancate 5 milioni di dosi dei vaccini per coprire anche gli ultracinquantenni con Pfizer e Moderna. Quindi Figliuolo cercava di avere un sì a potere usare in quella fascia di età le dosi AstraZeneca e J&J che invece erano a disposizione anche se pochi volevano riceverle. Figuratevi che questa era la situazione prima del caso della ragazza di Genova. Dopo quel caso Draghi stesso si è lanciato a fare il testimonial di una nuova campagna su cui non c'era alcuna evidenza seria di studi scientifici: la vaccinazione eterologa. A chi aveva fatto AstraZeneca come prima dose veniva detto di correre a fare come seconda una dose di Pfizer o Moderna. Se prima mancavano 5 milioni di dosi, potete immaginare quante ne mancassero in più dopo questa decisione.

Dunque i vaccini a rMNA non ci sono per tutti, ed è anche per questo motivo che milioni e milioni di italiani oggi non sono vaccinati o sono appesi ancora alla sola prima dose ricevuta. Sballottati come burattini da autorità che ad ogni livello hanno detto loro “AstraZeneca sì, AstraZeneca forse, AstraZeneca nì, AstraZeneca no...”. E poi si sono accorti di non avere le quantità che sarebbero servite di Pfizer e Moderna. In questa situazione siamo finiti per colpa delle autorità ad ogni livello, ma al momento buono invece di riconoscere le responsabilità, si punta il dito sui giovani che fanno casino, sui tifosi che festeggiano il calcio, sui medici o sugli insegnanti che all'improvviso in centinaia di migliaia sarebbero diventati no vax.

Sono bugie belle e buone: gli italiani potevano essere vaccinati di più ci fossero state le dosi necessarie e non si fosse sbagliata totalmente la campagna comunicativa e vaccinale su AstraZeneca. Fare oggi pagare alle vittime degli errori delle autorità con restrizioni di libertà e punizioni varie gli errori altrui è non solo ingiusto, ma indegno di un esecutivo da cui ci si sarebbe attesi ben altra capacità di assumersi le doverose responsabilità.

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