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Marchette e proposte surreali. Ecco tutti gli emendamenti al Pnrr

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Carlo Solimene
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Trecentoventitrè pagine fitte fitte di emendamenti. È il fascicolo definitivo licenziato ieri dalle commissioni riunite Affari costituzionali e Ambiente della Camera che contiene le proposte di modifica al decreto sulla governance del Piano nazionale di rilancio e resilienza «segnalate» dal governo. E cioè, teoricamente, destinate a essere accolte nella conversione in legge in Parlamento. Non mancano le curiosità. Una, in particolare, riguarda l’emendamento presentato dal Di Maio renziano (non Luigi, bensì Marco) che chiede l’inserimento di un articolo 15 bis denominato «Cancellazione del contrassegno sulle bevande alcoliche». La proposta è singolare per due motivi. Il primo è il fatto che sia inserita nella prima parte del decreto legge, che si occupa più che altro di governance e procedure finanziarie. La seconda riguarda l’argomento stesso dell’emendamento. Davvero è attinente al Recovery Plan l’eliminazione delle «fascette» fiscali abitualmente presenti intorno al collo delle bottiglie di gin o brandy? E davvero vale la pena, per una misura del genere, di utilizzare risorse pari «a 4.084.000 euro per l’anno 2021 e a 7 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2022» da prelevare dal «Fondo per le esigenze indifferibili»? E da che cosa deriverebbero i mancati introiti per lo Stato? Dalla minore vendita delle «fascette»?

 

 

Non è quello di Di Maio l’unico intervento fuori contesto. A pagina 12 del fascicolo, tra gli emendamenti all’articolo 6 (Monitoraggio e rendicontazione del Pnrr) il piddino marchigiano Mario Morgoni invoca l’inserimento di un articolo 6 bis denominato «Piano nazionale dei dragaggi sostenibili». Un progetto da avviare «entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto» al fine di consentire «lo sviluppo dell’accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici e la manutenzione degli invasi e dei bacini idrici». Proposito nobile ma che con la governance del Pnrr ha a che fare come il cavolo a merenda. Decisamente più attinenti al tema delle varie strutture ipotizzate per implementare il Recovery i vari emendamenti che mirano a ottenere qualche assunzione in più nella Pa. Come quello dei leghisti Badole, Benvenuto, D’Eramo, Dara, Lorenzoni, Lucchini, Patassini, Raffaelli, Valbusa, Vallotto che, nell’articolo 7, chiedono di incrementare gli organici «di 10 unità per ciascuno degli anni dal 2021 al 2026» (...) «per far fronte alle esigenze di raccordo con le strutture aventi il compito di coordinamento operativo, monitoraggio, rendicontazione e controllo del PNRR». O la modifica all’articolo 8 chiesta dai deputati Bordonali, Comaroli, Cattoi, Frassini per potenziare l’organico del ministero del Turismo («un contingente fino a 120 unità di personale non dirigenziale con contratto a tempo determinato della durata massima di 24 mesi»).

 

 

Tanti emendamenti si limitano a chiedere un maggiore coinvolgimento di Parlamento ed enti locali interessati alle fasi di scelta, realizzazione e verifica dei progetti. Mentre i deputati trentini autonomisti Gebhard, Plangger, Schullian e Rossini chiedono che le misure e le procedure di accelerazione e semplificazione per l’«efficace e tempestiva attuazione degli interventi di cui al presente decreto» siano estese anche «agli interventi connessi agli Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 e ai XX Giochi del Mediterraneo 2026». Sempre in tema di campanilismo, poi, come non citare il forzista reggino Francesco Cannizzaro, che con un emendamento all’articolo 36 chiede lo stanziamento di «40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022» per la «prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico e idraulico in Calabria».

Ma la palma dell’emendamento più singolare va forse alla grillina campana Teresa Manzo, che chiede una modifica all’articolo 10 del decreto sul «Riassetto della normativa in materia di ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche» del 2010 affinché vengano definite «piccole utilizzazioni locali» di calore geotermico anche quelle che prevedono un «possibile utilizzo delle acque calde in piscine natatorie». Dalle energie rinnovabili alla nuotata. E, d’altronde, non c’è niente di più energetico di un bel bagno caldo...

 

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