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Investimenti e sostegni. Ora Mario Draghi prepari un piano anti-crisi

Angelo De Mattia
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Nella riunione del G7 in Cornovaglia, il Premier Mario Draghi ha, tra l'altro, osservato che è oggi un «dovere morale» agire in maniera diversa da come si è fatto durante la crisi finanziaria e, poi, dei debiti sovrani. Il mutamento riguarda la priorità agli investimenti, da un lato, e, dall'altro, il sostegno alle persone deboli, ai bisognosi comunque di solidarietà e aiuti. La crescita, ha precisato Draghi, ripetendo ciò che ha detto in altre circostanze, è anche il modo migliore per affrontare il problema dei debiti pubblici. Boris Johnson, il Premier inglese, nel ricordare la famosa dichiarazione londinese del 26 luglio del 2012 di Draghi «whatever it takes» che ha salvato l'euro, evitandone la disintegrazione, ha chiesto che l'ex presidente della Bce indichi ora la prospettiva. È mancato poco che non chiedesse una sorta di «Fiat lux». 

 

 

A dimostrazione della complessità delle scelte di allora e di oggi, occorre ricordare, pur senza sminuire il valore di quella dichiarazione, che essa sopravveniva dopo che il Consiglio Europeo dei Capi di Stato e di Governo si era dichiarato favorevole all'acquisto di titoli pubblici da parte della Bce e dopo che altre Banche centrali (la Federal Reserve, la Banca d'Inghilterra) avevano iniziato ad applicare il «quantitative easing»: un contesto che, in qualche modo, aggiunto alla drammaticità del momento, rappresentava una sorta di cintura di sicurezza. 
L’anno prima, ad agosto 2011, Draghi aveva sottoscritto, insieme con l’allora presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, una lettera con la quale venivano imposte misure rigorosissime al Governo italiano come condizione per l'Istituto centrale per continuare ad acquistare titoli pubblici italiani. Si tratta di una nota che ancora oggi molti costituzionalisti ritengono al di là dei limiti della correttezza istituzionale. 

 

 

In ogni caso dopo il G7, che ha assunto indirizzi importanti in quella che viene chiamata «ricostruzione», e per un piano coordinato di prevenzione e contrasto delle pandemie, bisognerà verificare quali misure concrete saranno adottate nelle diverse aree del globo e nei singoli Paesi. A luglio si riunirà, a Venezia, il G20, un organismo che ha acquisito progressivamente un particolare rilievo. Di esso fa parte anche la Cina, che ha costituito un punto importante delle iniziative proposte da Biden. Per la rappresentatività di quest’ultimo «G» è fondamentale che si registrino delle convergenze anche se saranno necessarie delle mediazioni.  Intanto, ci vorrà un po' di tempo perché la leadership americana si possa consolidare. È importante che le decisioni, in questa fase complessa di uscita dalla pandemia, siano tempestive, dando così la misura dell’importanza di questi convegni. Proprio perché il Governo italiano con Draghi è stato parte attiva del summit e, come accennato, presiederà il G20 di luglio, c’è da attendersi che si distingua particolarmente per il seguito da dare agli indirizzi che sono concordati in questi organismi.

 

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