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Patrimoniale per allocchi, la patacca di Letta ai ragazzi

Franco Bechis
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Quanti sono i ricchi in Italia? Secondo Enrico Letta, che li vuole tassare, sono l’1% dei contribuenti che avrebbero patrimoni da un minimo di un milione di euro a oltre i 5 milioni di euro, dove scatterebbe la sua ipotesi di aliquota massima del 20%. A sinistra e fra i grillini sono tutti entusiasti di questa idea, da cui il segretario del Pd pensa di ricavare 2,8 miliardi di euro con cui garantire un assegno di 10 mila euro quindi a 280 mila diciottenni. Una burla straordinaria, su cui tutti sono cascati commentando a favore o contro senza nulla sapere.

 

 

 

Primo: trattandosi di tassa di successione, verrebbe incassata solo se morissero nello stesso istante (o anche nello stesso anno) tutti i ricchi cui Letta vorrebbe applicarla: 412.722 persone, pari appunto all’1% dei contribuenti italiani. Un programma ambizioso, che nemmeno Stalin aveva immaginato di realizzare nell’Unione sovietica di un tempo, quello dello sterminio immediato di tutti i ricchi in modo da potere mettere le mani rapaci del fisco sui loro patrimoni. Ma i numeri sono inventati, e la realtà è ben diversa. Per l'Agenzia delle Entrate, che è fonte assai più autorevole di un manifesto di Letta, solo lo 0,1% degli italiani ha redditi conosciuti superiori ai 300mila euro: 40.949 persone nel 2019. Di queste meno di mille avevano redditi noti al fisco superiori al milione di euro. I numeri in questa fascia sono aumentati negli ultimi dieci anni (e quindi i «ricchi» godono di buona salute): nel 2011 sopra i 300 mila euro erano poco più di 30 mila, sopra i 500 mila euro in tutto 3.641 italiani e sopra il milione di euro in tutto 796 italiani.

Secondo punto: nel 2020 dalla tassa sulle successioni e le donazioni il fisco italiano ha incassato 429 milioni di euro (ed è stato un anno tragico, ad alta letalità). La tassazione attuale sulle successioni prevede una esenzione di un milione di euro a testa per l’eredità legittima più comune: a coniuge e figli. La prevede anche Letta: quindi non verrebbe tassato ad esempio un patrimonio di 4 milioni di euro lasciato in eredità a coniuge e tre figli. Oltre a questa cifra l’aliquota vigente in questo caso è quella del 4%, come stabilito per altro da un governo di centrosinistra come quello di Romano Prodi del 2006 di cui proprio Enrico Letta era numero due. Se a ereditare fossero fratelli e sorelle, la franchigia sarebbe di 100 mila euro e da lì in su l’aliquota del 6%. Se beneficiari dell’eredità fossero soggetti non legati da parentela, la tassa è dell’8% sull’intero patrimonio in successione per ciascuno di loro, senza franchigia.

 

 

 

Ora immaginiamo che entri in vigore il progetto Letta e che tutte queste aliquote siano moltiplicate per 2,5 volte come accade sulla massima fra 8 e 20%. Se anche fossero applicate su tutti i patrimoni come oggi e non su quelli al di sopra dei 5 milioni come annunciato si ricaverebbero in più appena 643,5 milioni di euro. Che consentirebbero di dare quell’assegno da 10 mila euro a 64.350 diciottenni, e cioé all’11,49% di quelli che nel 2021 hanno compiuto o compiranno quella età. Siamo però molto generosi, perché applicando quella aliquota alle successioni superiori ai 5 milioni di euro a testa si ricaverebbe assai meno di quella cifra che oggi abbiamo ipotizzato con larghissima generosità. Nella migliore delle ipotesi circa un decimo, in grado di assicurare quell’assegno grosso modo all’1% dei diciottenni.

In realtà quasi l’intero incasso dalla tassa delle successioni proviene da patrimoni assai inferiori alle franchigie di legge che anche Letta vorrebbe mantenere: la paga soprattutto il ceto medio, o la platea di beneficiari al di fuori della legittima. Quasi mai i ricchi o ricchissimi, che hanno mille frecce al loro arco per poterla eludere nel rispetto della legge. Ad esempio, non viene tassato per la successione il trasferimento in famiglia di quote di società a patto che gli eredi mantengano quelle quote per almeno 5 anni. Molte proprietà immobiliari vengono racchiuse in società a questo scopo. Società zero tasse di successione, dunque. Immobili racchiusi lì zero tasse. E la liquidità? Se investita in titoli di Stato zero tasse, quindi anche in caso di quote di fondi bisogna sottrarre dal patrimonio la parte di Bot e Cct. Esentasse i buoni postali, il Tfr, le assicurazioni sulla vita e tutti i veicoli iscritti al Pra. Quel che resta tassabile lo è al netto dei debiti della successione. In genere nulla, perché ci si prepara prima sistemando le cose in modo che gli eredi non abbiano problemi con il fisco. Di fatto normalmente al fisco vanno solo i proventi della eredità degli immobili posseduti da persona fisica e non riuniti in precedenza in una proprietà.

Faccio un esempio che tutti capiscono: quanti assegni per giovani diciottenni potrebbe mai ottenere Letta tassando fra chissà quanti lustri con la sua proposta l’asse ereditario dell'uomo che viene ritenuto il più ricco o fra i più ricchi di Italia, e parliamo di Silvio Berlusconi? Risposta: nemmeno uno. Tutto il suo patrimonio è già sistemato in modo da essere trasmesso ai cinque figli senza che loro paghino nemmeno un euro di tassa di successione. Le sue famose ville ad Arcore, a Macherio e a Porto Rotondo sono di proprietà della Idra immobiliare, controllata da altre società sistemate in quell’asse esentasse. Silvio detiene la proprietà diretta di alcune ville e immobili spesso acquistati per favorire qualche amico (ad esempio la villa che fu di Marcello dell’Utri sul lago di Como, o Villa Giambelli vicino a Merate lasciata a Francesca Pascale, o i due appartamenti ricevuti in eredità a Trieste da un suo sostenitore politico), ma tutti insieme hanno un valore catastale di 2,8 milioni di euro, che divisi per 5 figli non comporterebbero un solo euro da pagare di successione. Un esempio lampante per capire come Letta e le sue proposte siano aria fritta, buona sola a sedurre gli allocchi. Manco meritevoli di una polemicuccia...

 

 

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