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Draghi al Quirinale: la corsa al Colle rischia di far deragliare il governo di Super Mario

Angelo De Mattia
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Mentre si attendono i primi segnali da Bruxelles del modo in cui viene recepito il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (Pnrr) sapendo bene, però, che la Commissione Ue ha due mesi di tempo per il relativo esame e, successivamente, il Consiglio ha a disposizione un mese per le definitive determinazioni, si è iniziato, nelle cronache, ad almanaccare su quel che, a livello politico, potrebbe succedere nei prossimi mesi, in vista della conclusione del mandato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Tra non molto si entrerà nel semestre bianco e non sarà più possibile lo scioglimento delle Camere. Alla fin fine, è abbastanza scontato che saranno i parlamentari oggi in carica (con i designati dalle regioni) ad eleggere il nuovo Presidente. Considerata quella che è sembrata una netta indisponibilità di Mattarella a un nuovo mandato che verrebbe, invece, riconosciuto per l'eccezionale saggezza, l'equilibrio e il rigore - allora ci si impegna con largo anticipo nel tradizionale, quanto inutile, «totonomine», osservando anche ciò che comincia a sostenere una parte della stampa estera. Inutile sottolineare che riflessioni e previsioni ruotano, in particolare, su Mario Draghi il quale, per alcuni, sarebbe predestinato ad ascendere al Colle.

Tornano così di attualità i raffronti con Luigi Einaudi e con Carlo Azeglio Ciampi i quali però - a prescindere da una complessiva non appropriatezza dei paragoni, molto diversi essendo Einaudi e Ciampi, nei confronti dell'attuale Premier, per cultura, esperienze, impegni, storia - non avevano ricevuto da non molto incarichi al sommo vertice del Governo, determinando un'attesa taumaturgica, quando furono eletti alla massima Magistratura dello Stato. Insomma, si tratterebbe di valutare, secondo una certa parte, se sia opportuno o no che Draghi, a un certo punto, si trasferisca da Palazzo Chigi al Quirinale, addirittura anticipando nelle elucubrazioni ciò che potranno decidere, a tempo debito, i previsti elettori e sapendo bene che le votazioni in questione sono come quelle in Conclave, nel quale si può entrare Papa e poi uscire Cardinale.

La storia delle vicende delle lezioni del Presidente della Repubblica lo dimostra. Ma, poi, perché si dovrebbe lasciare una carica di altissimo rilievo, qual è quella di Presidente del Consiglio, dell'esercizio della quale si attende, e non a breve, di verificare i risultati? Perché si dovrebbe finire con il considerare l'incarico di Premier - per il quale ora i sondaggi segnalano un calo dei sostenitori - un mero passaggio per il Colle o un trampolino di lancio? E perché anzi tempo si dovrebbe ritenere che in Italia non esistano altre degne candidature con le quali cimentarsi? A questo punto siamo arrivati? 0 si è imboccata la strada, pericolosa, dell'«uomo solo al comando»? Non sarebbe un pessimo segnale per la vita del Paese che riproporrebbe una mitologica personificazione della politica? In ogni caso non siamo ancora al «tempo si è fatto breve» (come nella famosa epistola). «Age quod agis»: fai ciò che devi fare ora. Si prospettano passaggi non facili con le leggi delega e i decreti delegati che dovranno dare attuazione alle previsioni del Pnrr. È la fase della vera costruzione del Piano. Il ruolo di Draghi è fondamentale.

D'altro canto, è bene che si affronti, come doveroso, il corso previsto dall'ordinamento e che, a tempo debito si facciano le scelte da parte di coloro che debbono farle, ovviamente con mass-media e cittadini che pure faranno sentire il loro peso.

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