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Draghi, Colao e tutti i tecnici del governo stanno tenendo ancora segreti i loro redditi

Franco Bechis
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Bacheca ancora vuota per tutti i ministri tecnici che dal 13 febbraio fanno parte del governo: nessuno di loro ha ancora ottemperato all'obbligo di rendere pubblica la propria dichiarazione dei redditi e i propri patrimoni mobiliari e immobiliari. E il primo a non averlo fatto è ovviamente il, capo del governo, Mario Draghi. Oltre a lui anche sette ministri tecnici mancano all'appello, tutti nuovi: Marta Cartabia, Enrico Giovannini, Daniele Franco, Vittorio Colao, Roberto Cingolani, Patrizio Bianchi e Maria Cristina Messa.

 

 

Per legge hanno 90 giorni dalla nomina per farlo, e quindi l'ultimo giorno possibile per non essere fuori legge è il 12 maggio. Certo il gruppetto è in extremis, e non è elegantissimo essere trasparenti solo all'ultimo secondo quando per altro tutto il resto del nuovo governo in carica ha rispettato subito l'esigenza di trasparenza, pubblicando tutti i dati reddituali e patrimoniali richiesti dalla legge. Lo hanno fatto anche due ministre formalmente tecniche che conoscevano bene gli obblighi avendo fatto parte anche del precedente governo: Elena Bonetti e Luciana Lamorgese.

 

 

La legge però come sempre è un pizzico ipocrita: obbliga premier, ministri e parlamentari a pubblicare dichiarazione dei redditi e propri patrimoni “entro tre mesi dalla elezione, dalla nomina o dal  conferimento dell'incarico e per i tre  anni successivi dalla cessazione del mandato o dell'incarico”, ma se non lo fanno, non punisce i diretti interessati. La sanzione - per altro non epocale (fra 500 e 10 mila euro di multa) - viene applicata solo alle amministrazioni di appartenenza. Quindi se Draghi non volesse pubblicare i suoi redditi, verrebbe sanzionata la presidenza del Consiglio dei ministri. Stessa cosa per i 7 ministri tecnici: non verrebbero sanzionati loro, ma i loro ministeri...

 

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