Fuoco amico

Piazzapulita, Pierluigi Bersani dà il colpo di grazia al Pd: "Zingaretti lascia? Siamo solo in superficie"

Giada Oricchio

Sorriso sarcastico sulle labbra, risposte diplomatiche ma taglienti. Pierluigi Bersani vuota il sacco sulle dimissioni di Nicola Zingaretti da segretario del Pd concentrato sulle poltrone anziché sull’Italia. “Era nell’aria da un po’ ma non mi aspettavo succedesse oggi, altrimenti non sarei qui" ha esordito a PiazzaPulita su La7 Bersani ospite nel corso della puntata di giovedì 4 marzo. "Con tutta la stima per Zingaretti, siamo ancora molto sulla superficie dei problemi della sinistra, questi non si risolvono stando in casa ma in campo aperto, con una novità. Uscire da questa fase con i vecchi attrezzi senza mettere in campo un percorso costituente e senza una nuova prospettiva significa non aver capito. Si finisce a rigirarsi nel problema diventando sempre più piccoli e stretti”.

 

  

 

Corrado Formigli nota che sta dicendo una cosa grave verso Zingaretti e Bersani: “Sì, che poi gli dicono di restare, glielo chiede pure la destra, un grande canto… (ride, nda). Zingaretti ha tre strade davanti: può dire ok sto qua, ok, non sto qua oppure sto qua a certe condizioni. Se scegliesse questa ipotesi spero che sia una cosa aperta. Io ci sono stato 4 anni lì al suo posto e avevo il 53%, lui ha il 70% e può essere fin troppo, deve scommettere, introdurre qualcosa di nuovo, deve giocarsela, ma il coraggio ti viene se sei sul baratro non con il 70%. Se le dimissioni sono revocabili? Quando successe a me, mi dimisi la sera stessa dei 101. Avrei potuto ricandidarmi al congresso, ma avrei dovuto fare i nomi dei 101 (i “traditori” del PD che fecero saltare Romano Prodi al Quirinale nel 2013, nda), almeno 40 ne conoscevo ma non ho parlato per senso di responsabilità. Quello era il mio partito. Capì che la trappola era per far fuori Marini e Prodi ma anche me e aprire la strada al Renzismo”.

 

 

Formigli gli mostra il tweet di Matteo Salvini sulla Lega al lavoro mentre i Dem si scannano e Bersani: “Il Governo Draghi non è nato dopo una catastrofe, ma dopo un governo che aveva portato alcuni risultati quindi nell’ex maggioranza, nel PD e nel M5S, ci sono ferite profonde, è un arretramento, è un fallimento e nella destra c’è la voglia di dire che sono migliori e noi abbiamo sbagliato”. Ma alza la testa per lanciare un messaggio: “Il governo Draghi è una torta a strati, è un apax legomenon, vediamo cosa succederà mangiando questa torta, i problemi ci saranno e vedremo il rapporto tra politica e tecnica che già lascia intravedere meccanismi di controcanto. Penso a quello là (Salvini, nda) ha detto che è andato a San Marino a prendere i vaccini. E poi caro Draghi e caro Salvini, non sono d’accordo che si facciano i condoni a chi può pagare le tasse, sia chiaro. Sì al condono a chi ha avuto danni per il Covid, ma non a tutti. Dico una cosa: i governi più sono larghi più sono corti anche se questo può fare eccezione perché ci sono da spendere 209 miliardi che ha portato a casa quello là, il tanto bistrattato Conte”.

 

 

Poi l’affondo all’ego di Matteo Renzi: “La fiducia è stata una tortura? Mandato a casa Conte dalla porta di servizio, non poteva esserci soluzione migliore di Draghi. Se l’operazione è di Renzi? Per l’amor di Dio questo lo pensa solo lui! Non vedo quale sia la sua funzione dopo sta roba qua. Ha sferrato il colpo, ma mezza Italia riteneva Conte un abusivo e invece piace a un pezzo di Paese, è stato massacrato tutti i giorni, c’era una canea contro di lui, Io non ho adorato mai nessuno, ma la damnatio memoriae l’idea che lui non avesse diritto di stare dov’era, è la rovina di questo Paese. La sinistra non deve dire “mi porta via i voti” ma muoversi per fare qualcosa, si deve dare da fare per recuperare”. Pierluigi Bersani difende Conte, ma anche l’ex commissario straordinario Domenico Arcuri: “Perché Draghi lo ha mandato via? Ci deve comunicare il motivo. Lo ha cacciato perché è arrivato il momento della logistica o perché come dice la destra ha fallito? Vi ricordo che non avevamo mascherine e ora ne abbiamo milioni, che non avevamo i banchi, gli hanno detto di comprarli e lo ha fatto e sui vaccini il giorno in cui è andato via Arcuri eravamo al pari di Francia e Germania, se tra sei mesi stiamo meglio applaudo, se siamo sotto discuto. Non ho motivo di difendere Arcuri ma non mi piace il rito del capro espiatorio”.