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Sovranismo vaccinale unica soluzione ai pasticci dell'Ue

Andrea Amata
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Mentre si mobilita in Europa la fiducia dei governi nazionali, con la conversione finanche dei sovranisti, una beffarda congiuntura evoca limiti organizzativi e di autorevolezza politica dell'Unione europea. Come valutare, d'altronde, gli inadempimenti contrattuali dei produttori di vaccini sui tempi di consegna del siero? Il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha sottoscritto dei contratti con le case farmaceutiche senza contemplare le sanzioni in caso di violazione degli impegni pattuiti. Già i Romani distinguevano le leges perfectae dalle leges imperfectae attribuendo l’aggettivo “perfette” alle sole leggi che, oltre al precetto, contenevano la sanzione, necessaria a garantire la generalizzata applicazione delle norme e fattore di deterrenza verso la loro inosservanza da parte dei consociati.

Anche uno dei padri dello Stato di diritto, Immanuel Kant, poneva in correlazione la libertà e la coazione: la libertà può essere garantita soltanto se lo Stato, mediante la coazione, può proteggere i cittadini dalle prevaricazioni e dalle invasioni della legittima sfera di libertà individuale. Non prevedere sanzioni in capo ai fornitori dei vaccini per negligenze contrattuali è stato un errore di cui i vertici di Bruxelles dovrebbero rispondere. L'Europa non può gestire la campagna vaccinale come fosse un colosso dai piedi d'argilla che compromette l'immunità dei singoli Paesi non riuscendo a vincolare le case farmaceutiche al rispetto dei tempi di fornitura delle dosi.

Se l'Europa non reagisce con rigore, imponendo un'accelerazione nella distribuzione dei vaccini, il rischio è di dilapidare il credito che ha maturato tramite il Next Generation Eu. Occorre verificare se porzioni di quantità riservate all'Europa siano state sottratte alla loro destinazione per raggiungere mercati extra-Ue più remunerativi. Sarebbe un fatto gravissimo che non può vedere gli Stati europei subirne gli effetti tremendamente penalizzanti, perché la lentezza del processo di vaccinazione produce dei vuoti in cui può attecchire la variante più aggressiva del virus. L'Ue ha vaccinato circa 28 milioni di cittadini mentre il Regno Unito, su cui le Cassandre disfattiste oracoleggiavano sciagure dopo la Brexit, ha somministrato 18 milioni di dosi. Un gap di efficienza fra le due realtà che documenta il flop dell'Ue a cui è necessario rimediare con sollecitudine per non sbertucciare la residuale fiducia dei cittadini europei. In tale contesto non si può che giudicare positivamente l'iniziativa del Mise con il ministro Giancarlo Giorgetti che punta al "sovranismo vaccinale" per produrre l'antidoto contro il virus nei siti italiani. L'industria farmaceutica nazionale detiene la tecnologia e il know how necessari per la riconversione dei processi di produzione degli stabilimenti che già operano nel settore dei farmaci. ù

Riuscire ad ottenere l'autosufficienza nell'approvvigionamento dei vaccini ci assicurerebbe una protezione immunitaria anche per il futuro e ci consentirebbe di adeguare la produzione alle varianti. Realizzare un polo italiano per la produzione del siero rappresenta un investimento strategico ed impegnativo, considerando che occorre una strumentazione idonea, come i bioreattori, per trattare un prodotto "vitale" e non di sintesi. L'Europa deve recuperare i ritardi accumulati sul versante dei vaccini e dimostrarsi autorevole nel rivendicare il rispetto delle forniture di dosi pattuite con i Pharma. Nel frattempo, il governo italiano operi per affermare una sana autarchia nel rifornimento del siero che può emanciparci dalle catene di un virus subdolo che da un anno ci priva della piena libertà.

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