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Governo Draghi, la strategia di Salvini: Lega di lotta e di governo

Il Carroccio riparte da tre ministeri

Francesco Storace
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A via Bellerio fanno gli auguri ai loro tre ministri, personalità rodate all’amministrazione come Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani, che faranno la loro degna figura. Del resto, Matteo Salvini era stato chiaro: proponiamo temi, non nomi. E i rappresentanti della Lega nel governo Draghi si occuperanno della sviluppo e delle imprese; del turismo; e di sei milioni di disabili abbandonati dalle politiche del passato.

Tutto va bene? Ovviamente, un governo come quello che nasce sarà destinato a ballare se non ci saranno segnali di discontinuità soprattutto nelle scelte politiche. Salvini non starà a guardare e stare fuori dall’esecutivo gli consentirà di alzare la voce per raddrizzare la rotta ogni volta che serve. Mai come ora sarà Lega di lotta e di governo.

Nello staff del Capitano lo si fa capire: “Diciamo che accompagneremo un sano e robusto cambiamento. Da 11.000 sbarchi nel 2019 siamo ahimè arrivati ai 33.000 del 2020, occorre un cambio di marcia”. Luciana Lamorgese, pare di intendere, si accontenti della conferma, ma la musica deve cambiare.

Idem per Roberto Speranza, incredibilmente unico leader a rimanere nell’esecutivo. Sulla sanità, i riflettori restano puntati su un ministero che non è stato esattamente un modello nel contrasto alla pandemia. E che vede la sua burocrazia preoccupata per le indagini della magistratura.

“Diciamo che Speranza e Lamorgese dovranno cambiare totalmente approccio, metodo e risultati, altrimenti avranno bisogno di aiuto e sostegno...”, dice chi conosce bene Salvini, il che vuol dire che stare al governo assieme non significa condividere tutto quello che si fa. Anzi, c’è necessità di una inversione di tendenza sia per la sicurezza che per la sanità.

La Lega non chiede certo a Draghi il ritorno ai decreti Salvini. Basterebbe applicare le norme di diversi paesi europei per non diventare il rifugio dei clandestini. E sulla salute degli italiani è difficilmente sostenibile il cosiddetto modello Arcuri, soprattutto in tema di vaccinazioni.

Per il resto, il partito di Salvini intende sinceramente impegnare la Lega nell’azione di governo. Proprio perché lo spirito con cui entra in un esecutivo come quello di Mario Draghi è autenticamente patriottico, “altrimenti non avrebbe senso stare assieme a certi ministri”, dicono le fonti del Carroccio.

Se la Lega avesse scelto la strada dell’opposizione, con le percentuali che la indicano come primo partito d’Italia, avrebbe respinto in maniera incomprensibile l’appello con cui il presidente Sergio Mattarella ha invitato tutte le forze politiche a sotterrare l’ascia di guerra. Ecco perché il commento social di Salvini è stato netto: “Imprese, turismo, disabilità. Lega da subito al lavoro pancia a terra per aiutare e rilanciare il cuore dell’Italia”.

Non si poteva pretendere un governo che soddisfacesse ogni palato, ma è evidente che proprio per questo lo sforzo dovrà essere raddoppiato. E probabilmente converrà allo stesso Salvini – è il ragionamento che si fa – tornare a correre su e giù per l’Italia a raccontare quello che si vuole fare per il nostro popolo, anche quando i ministri leghisti si trovano a dover fare il braccio di ferro nell’esecutivo. Si apre uno scenario di assoluto interesse. E’ eloquente il messaggio che il leader ha inviato ai suoi parlamentari: “Il Futuro è in mano nostra! Vince la Squadra. Coraggio, orgoglio e tanto lavoro, non poniamoci nessun limite”.

Draghi ha dovuto centellinare i nomi in maniera demitiana. Ma ora ci sarà necessità ancora maggiore di comprendere l’anima profondo di un Paese che soffre da troppo tempo e deve veder rilanciata l’economia nel nome dello sviluppo e non più dell’assistenzialismo.

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