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Maggioranza assoluta. Alla Camera passa la fiducia a Conte

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En plein di voti alla Camera. Il presidente del Consiglio ha sfoggiato tutta la sua capacità di impermealizzazione politica e ha attraversato il guado più facile, quello della Camera. Una prova generale dell’impatto del Senato. Ma il fixing decisivo di questa duplice giornata parlamentare, che a tratti ha assunto l’andamento e le peculiarità dei mercati finanziari, con rialzi, deprezzamenti, after hours, futures, insider trading, il fixing della fiducia del Governo sarà sancito dall’aula di Palazzo Madama, che già lunedì ribolliva più di sussurri che di grida.

A Montecitorio Conte ha usato il pugno di ferro in un guanto di velluto, non ha mai citato o attaccato frontalmente Matteo Renzi, ma ne ha demolito le fondamenta dell’apertura della crisi. Una decisione che il premier ha definito lapidariamente irresponsabile, con una subliminale inflessione del tono della voce per sottolineare tutta la valenza negativa del termine. Sul piano politico Conte ha lanciato il programma dei programmi, ovvero: facciamo tutto, ci sono miliardi di Recovery plan per sanità, digitalizzazione, scuola, Mezzogiorno, infrastrutture e così via. Più concreta l’assicurazione di trasmettere a un esponente di fiducia la delega per l’intelligence, intorno alla quale sono lievitate tante polemiche e soprattutto circolati veleni incrociati. In punto di snodo è l’appello agli europeisti, liberali e socialisti.

Un appello che dall’iniziale pur lontana assonanza aulica con l’appello ai liberi e forti di don Luigi Sturzo, è subito virato sul concreto, sul surf politico dell’accenno al ministero dell’Agricoltura e delle altre deleghe lasciate libere dai renziani. Il Governo val bene una delega, si potrebbe dire parafrasando la frase fluctuat nec mergitur, che è il motto di Parigi. Con una notte prima dell’ultimo guado passata a studiare le mosse e le contromosse del duello diretto fra le consecutio dell’oratoria di Conte e il ritmo incalzante della dialettica di Matteo Renzi, che se decidesse di non astenersi e votare no potrebbe complicare ulteriormente la vita al Governo.

 

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