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Di Maio definiva sacrosanto il vincolo di mandato . Ora non più. Sennò come fa Conte?

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Chissà se Luigi Di Maio riesce ad arrossire, a provare un minimo di vergogna, nel rileggere i suoi post. Peccato se non lo fa, perché a scorrere i social c’è materiale abbondante per chiedergli se c’è o ci fa.

Sul vincolo di mandato ad esempio, la cui assenza ha sempre rappresentato l’alibi per passare dall’opposizione in maggioranza o viceversa.

In queste ore c’è la caccia ai cosiddetti responsabili, quelli che pure lui etichettava un tempo come voltagabbana.

Ma c’è stata una stagione in cui Di Maio definiva  “il vincolo di mandato sacrosanto per chi vuole fare politica onestamente”. E aggiungeva: “I partiti sono terrorizzati. Con questo metodo i traditori non potranno più vendersi al miglior offerente”. Già, lo voleva in Costituzione, in modo da impedire il mercato delle vacche che ora non potrebbe attuare per sostenere il governo Conte.

 

“C'è una certa elite in questo Paese – scriveva - che si scandalizza quando il Movimento 5 Stelle vuole far rispettare il mandato degli elettori”. “Evidentemente è gente abituata a svendere i propri valori per una poltrona o una penna...continuino pure a votare PD”. Ma non è meraviglioso?

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