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Conte perde costruttori per strada. L'Udc si sfila, otto senatori gli dicono no

Lorenzo Cesa, Udc

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Adesso è Lorenzo Cesa a sgambettare Giuseppe Conte. È stallo dopo la porta chiusa dell’Udc, che ha deciso di mettere nero su bianco la volontà di restare nel centrodestra e non diventare la quarta gamba del governo dopo l’uscita di scena di Iv. E nel clan del premier c'è grande sconforto perchè rischiano di non veder salvare la baracca.

La caccia ai cosiddetti costruttori perde 8 senatori per strada, e i numeri al momento non consentirebbero la permanenza del premier a palazzo Chigi. Il nodo, racconta all’Adnkronos chi è in prima linea nelle trattative, sarebbe proprio la richiesta dei responsabili di dare vita a un Conte ter, passando per le dimissioni del presidente del Consiglio e mettendo a punto una nuova squadra di governo. Anche per dare un respiro politico di lungo corso al progetto -sotto la guida dello stesso Conte- muovendo i passi da una componente centrista, l’Udc appunto staccata da Fi, per formare un gruppo autonomo, ma con un respiro più europeo, tanto da adottare nel logo il richiamo al Ppe. Fino a ieri sera a Palazzo Chigi si respirava grande ottimismo, la partita sembrava chiusa. Ma sarebbe stata sottovalutata, raccontano, la fermezza dei responsabili nel chiedere un governo nuovo, e il rifiuto a sostituire semplicemente Iv, dando seguito al Conte bis e limitandosi a riempire le caselle vacanti dopo il passo indietro dei renziani. Un cambio di passo che sarebbe passato dalle dimissioni di Conte, già lunedì, e consultazioni lampo per dar vita al ’ter’. Ma ad ostacolare questo percorso ci sarebbero anche le resistenze di chi, al governo, non vorrebbe che si rimettesse mano alla squadra, in primis i 5 stelle. Stamattina il vento è cambiato, le trattative arenate fino alla nota con cui l’Udc sembra aver definitivamente chiuso la porta. La strada è di nuovo tutta in salita per Giuseppe Conte. 

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