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Conte ha fallito, ora torni a casa

Luigi Bisignani
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Caro direttore, si può scrivere finalmente a chiare lettere, quello che tutti i leader, da Zingaretti a Di Maio, dicono sottovoce e cioè che il Premier Conte è incapace di svolgere la funzione di Presidente del Consiglio? Si può dire quello che tutti pensano, dal Quirinale alla Corte dei Conti, che mai nella sua storia, Palazzo Chigi, ha vissuto un’incomunicabilità tra i Ministeri come quella attuale? Che mai i Ministri della Repubblica sono stati così distanti tra loro che si presentano alla cieca nelle riunioni notturne di Consiglio? Che mai i testi legislativi sono usciti così raffazzonati e azzeccagarbugliati dalla Presidenza del Consiglio? Che mai le tabelle macroeconomiche sono state riscritte secondo i like dell’ultimo minuto all’insegna della filosofia grillina? Con l’allergia ad ogni investimento, i bonus demagogici a pioggia e una smania di interventismo pubblico in economia che sta rischiando di affondare anche le più solide aziende di Stato. Dopo aver distrutto i conti pubblici con un deficit che viaggia verso il 12% del Pil, il debito oltre il 160%, le imprese, che il Pil dovrebbero generarlo, che chiudono anziché assumere e le giovani generazioni, che dovranno ripagare il debito, che crescono senza istruzione e senza futuro a causa della spregiudicatezza del Premier e i pregiudizi gonfi di invidia del Movimento 5 Stelle.

E come si può negare che in politica estera non abbiamo più alcun ruolo né in Europa né nel mondo e, soprattutto, nel Mediterraneo dove abbiamo perso ogni tipo di credibilità, Libia in primis? E in materia di intelligence, che dire della difesa ad oltranza di una delega che, anziché un onere, sembra solo una voglia di onore che nasconde una bulimia di potere senza precedenti nel nostro Paese? Questi sono i motivi per i quali, che piaccia o no, questa crisi è salutare per far uscire il governo Conte bis dalla melassa in cui si è ficcato. Un Premier che è uno, nessuno e centomila. Solo al comando, ma non decide, non ascolta nessuno, autoreferenziale, che fa fare anticamera anche agli ospiti più illustri e che risponde solo ai dioscuri che si è scelto e che lo guidano nella gestione non della cosa pubblica, ma della sua vanità: Rocco Casalino e Marco Travaglio. Su tutto una macchina mediatica monstre, fatta di sondaggi e di immagini costruite a tavolino nei corridoi di Palazzo Chigi o negli angoli delle strade attorno. La pandemia è sì una tragedia, ma è anche l’occasione per un governo di dare prova di efficienza e serietà e non la farsa alla quale assistiamo, dai banchi di scuola a rotelle al caos incomprensibile dei colori che cambiano ad horas e dei divieti schizofrenici.

Come finirà? Se mai si dovesse malauguratamente arrivare ad un Conte ter sarà fondamentale che i leader più rappresentativi entrino nell’esecutivo o quanto meno impongano al Premier una squadra diversa, non solo di governo, con l’uscita di un ministro più inconcludente di lui come Roberto Gualtieri al Mef e un sottosegretario alla presidenza più incisivo di Fraccaro, com’erano Gianni Letta con Silvio Berlusconi o Maria Elena Boschi con Gentiloni. Ma anche, e soprattutto, nella litigiosa squadra di Giuseppi, dal debole segretario generale Roberto Chieppa al capo dell’ufficio legislativo Ermanno de Francisco. Se si continua con questo spartito il concerto, come ha raccontato Federico Fellini, finirà in una vera tragedia con l’arrivo di uno spietato direttore tedesco. Questo il Colle lo sa benissimo e non può più far finta di nulla. Il re è finalmente nudo, ma almeno ha la pochette.

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