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Il bluff della Raggi sull'Atac. Dice che ha risanato il bilancio ma non è vero

Franco Bechis
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C’è una sola cosa che riunisce tutte le anime del Movimento 5 stelle che su altro invece si danno botte da orbi: la ricandidatura di Virginia Raggi a sindaco di Roma. In privato non ci crede quasi nessuno, ma in pubblico lo dicono tutti quasi per mostrare che insieme ai dissensi almeno un punto fermo comune c'è. L'ho sentito dire anche a Barbara Lezzi che oggi intervistiamo su queste pagine e che pure non le manda a dire ad esponenti grillini del governo in carica. Quando poi chiedi a tutti perché mai quella ricandidatura, sulle prime balbettano, poi tutti sicuri vanno diritti a quella che sembra una bandiera: “Ha risanato i conti, guardate l'Atac”. E in effetti questo ballon d'essai circola parecchio nella propaganda a 5 stelle, anche se si tratta della più clamorosa fake news: è notizia destituita di ogni più pallido fondamento per dirla alla vecchia maniera.

E d'altra parte sembra assai difficile anche volendo cercare qualcosa a merito della Raggi indicare la gestione delle società partecipate di Roma, che sono state la sua vera Waterloo. Ha messo in campo un esercito di manager, che ha sostituito con la velocità che hanno le nuvole in cielo quando c'è turbolenza, e quando non glieli ha arrestati la procura di Roma come è avvenuto con l'allora presidente di Acea Luca Lanzalone, hanno originato una serie infinita di bracci di ferro legali come è accaduto all'Ama. Ora c'è questa favola molto fantasiosa del risanamento dell'Atac, l'azienda dei trasporti di Roma che i cittadini della capitale conoscono assai bene per i disservizi quotidiani che intralciano i loro spostamenti in città. Prendere come fiore all'occhiello un'azienda che ha visto andare a fuoco negli ultimi due anni decine di bus facendo rischiare la vita talvolta ad autisti e passeggeri e che gestisce la metropolitana della città dove in continuazione sono chiuse scale mobili di accesso alle stazioni è grottesco agli occhi di qualsiasi cittadino.

La leggenda del risanamento Atac nasce dal fatto che nel 2018 (poco) e nel 2019 è riapparso un utile di bilancio. L'ultimo esercizio ha chiuso in attivo di 7,6 milioni di euro, e per anni in effetti quel bilancio ha chiuso in rosso. Senza togliere nulla ai volenterosi manager che la gestiscono, quel risultato economico però è finto, frutto di un puro maquillage finanziario cha ha tolto dall'azienda una palla al piede che pesava come un macigno. Grazie al patto fatto con i creditori che avrebbero potuto fare fallire Atac e invece hanno scelto di pazientare nella speranza di ricavare qualcosina dei crediti vantati l'azienda è stata ammessa dal tribunale di Roma al concordato preventivo che consente la sua gestione in continuità aziendale. Per farlo però è stato “postergato” il debito Atac verso il comune di Roma, e non si tratta di noccioline: 515,2 milioni di euro. Questa somma che pesava con i suoi oneri in bilancio è stata congelata fino al 31 dicembre 2039, quando dovrà essere restituita in una soluzione unica al comune. Da qui ad allora saranno eletti altri quattro sindaci, e solo nelle mani del quarto scoppierà quella bomba ad orologeria. Quei 515,2 milioni di euro che non vengono restituiti al comune di Roma tagliano risorse necessarie per rifare le strade, per mantenere il verde, per pagare il funzionamento della città. Li pagano già ora i cittadini di Roma. Certo, mettendo da parte quella valanga i conti di Atac assumono subito un altro aspetto, ma facendo così la può gestire pure un bambino, altro che risanamento. 

Facciamo pure finta che non esista questo maquillage contabile che di fatto “trucca” i conti reali della partecipata del Comune, non è che i bilanci di Atac siano diventati all'improvviso rosa e fiori. L'anno prima che la Raggi diventasse sindaco, nel 2015, il fatturato di Atac era di 995,2 milioni di euro. Nel 2019 è sceso a 954,4 milioni di euro, perdendo 40,8 milioni di fatturato. Già questo è un insuccesso. Ma in quel fatturato il peso principale è quello dell'aiuto pubblico, che in gran parte arriva dalle tasse dei cittadini di Roma. Dal 2015 ad oggi i ricavi Atac dai biglietti integrati venduti sono cresciuti da 260,7 a 272,8 milioni di euro (crescita del 4,65%, pari a 12,1 milioni di euro). La vendita dei soli titoli Atac è salita da 97,6 a 98,3 milioni di euro (+ 0,76%, pari a 748.320 euro). Qualcosina è migliorato, ma a crescere sono stati soprattutto i contributi pubblici per contratti di servizio e per i rimborsi delle agevolazioni tariffarie concesse. Gli incassi da contratti di servizio sono cresciuti di 55 milioni di euro (+10,74%) passando da 512 a 567 milioni di euro. La gran parte di questa cifra viene dalle casse del comune di Roma, e quindi dalle tasse dei romani che hanno versato all'Atac 48,4 milioni in più (+10,97%) grazie a trasferimenti che passano da 441 a 489,4 milioni di euro. Stessa cosa per i rimborsi sulle agevolazioni tariffarie: sono passati con la Raggi da 16,5 a 19,8 milioni di euro. L'aumento è stato del 20,01% e in valore assoluto di 3,3 milioni di euro.

Quindi la verità è che i bilanci dell'azienda dei trasporti di Roma non sono affatto stati risanati: si è scaricato il debito su chi ci sarà fra 20 anni. Non solo: con la Raggi ai cittadini di Roma Atac costa oggi oltre 50 milioni di euro in più di quel che costava quando sindaco era Ignazio Marino. Questa è la nuda realtà, che non può essere scalfita dalla becera propaganda che il M5s sparge a larghe mani ben peggio di quei partiti della prima e della seconda Repubblica di cui loro volevano essere antidoto.
 

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