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Arriva la mazzata sulle bollette. Paragone: paghiamole con i soldi dell'Ue

Gianluigi Paragone
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A ottobre ricominceremo coi rincari di luce e gas, cioè con le bollette più vergognose d’Europa. Ogni qual volta infatti riceviamo il conto da pagare ci ritroviamo con una montagna di spese che ben poco c’entrano con l’energia effettivamente consumata.

Ci sono casi in cui il consumo d’energia è davvero irrisorio ma il totale della bolletta è inversamente proporzionale. Tutta colpa dei cosiddetti oneri di sistema, cioé una delle tasse che ci appioppano oltre le tasse che già paghiamo (come gli autovelox piazzati dappertutto per consentire ai Comuni di far cassa): finanziamento delle rinnovabili, costi di trasporto dell’energia e altro ancora che, a pensarci bene, dovrebbe essere spesa pubblica. Perché infatti tocca a famiglie e piccoli imprenditori sostituirsi allo Stato sulle politiche di finanziamento delle rinnovabili?

Recentemente, come ho anche avuto modo di scrivere sul Tempo, ho proposto di eliminare il grosso degli oneri di sistema con i famosi «tanti soldi gratis» che arrivano dall’Europa per entrare nel fantastico mondo del New Green Deal: a loro i costi delle rinnovabili e di tutto il resto, a noi la responsabilità di consumare meno energia ed essere premiati in bolletta. Non sarebbe coerente con le belle lezioncine della Von Der Leyen?

Come però già accadde quando proposi un emendamento per togliere dalla bolletta la voce delle rinnovabili a chi già consumasse energia pulita (uno sconto premiale non ammesso dal Mise e dal M5S), anche stavolta vedo che nessuno raccoglie la mia proposta. Del resto lo dissi subito: questi non hanno soldi, da Bruxelles non arriva nulla di gratis; quel che arriva ha un costo politico ed è subordinato ai programmi che vogliono imporci dalla Commissione Ue. Insomma il New green deal dev’essere una «pappata» per loro e non una opportunità per i cittadini.

E siamo così al punto del Recovery Fund. Dopo settimane di grancassa, la verità viene poco alla volta a galla: la natura del «dall’Europa mai così tanti soldi» è subdola, velenosa, mendace. Bruxelles non solo non regala soldi ma li mette in un conto politicamente salato: sono prestiti e sono vincolati, come l’altro giorno è arrivato ad ammettere persino Federico Fubini sul Corriere e come ebbe a dire Paolo Scaroni (Rothschild) intervistato dal Sole 24 Ore.

Ovviamente i politici si guardano bene dal raccontarlo agli italiani, cui si sta facendo credere che è arrivato l’EuroBabboNatale. Peccato che proprio il Nord Europa stia tenendo al guinzaglio le renne della slitta e la ratifica dei rispettivi parlamenti sia ferma (forse addiritttura rischia di non esserci affatto), a mano che all’Italia non sia messo un guinzaglio ancora più corto e pure la museruola.

Gli italiani però questo non lo possono sapere perché la messa cantata dei giornaloni e dei talk non ammette eresie. Eppure è tutto scritto, nero su bianco. I prestiti del Recovery - si legge nelle linee guida del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (PNNR) - «se non compensati da riduzioni di altre spese o aumenti delle entrate, contribuiranno ad accrescere il deficit e l’accumulazione di debito». «Al PNNR dovrà affiancarsi una programmazione di bilancio volta a riequilibrare la finanza nel medio termine dopo la forte espansione di deficit. In poche parole siamo fermi alle vecchie solite politiche di austerità come impegno per ottenere i loro soldi tossici; altro che diminuzione di tasse e alleggerimento delle sofferenze dell’economia reale. Quando finirà la cassa integrazione, quando si scavalleranno le scadenze che frenano le banche a batter cassa, quando si intaccherà il proprio patrimonio per far fronte alle spese vive si ballerà pesantemente. E mentre l’economia reale andrà in sofferenza il governo dovrà andare sui mercati finanziari per pagare l’obolo di Bruxelles. 

Bell’affare questa nuova, generosa, mamma Europa. Sicuri che ci convenga?

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