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Furbetti del bonus, il vero scandalo è l'Inps: fuori la verità sulla lista dei politici

Francesco Storace
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Meriterebbe i riflettori sparati in faccia, il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, per essere interrogato come si deve. Perché se da una parte ci sono i cialtroni che si attaccano a seicento euro in Parlamento come nelle regioni, dall’altra ci sta lui, il diffusore numero uno delle notizie che squassano le istituzioni. Dice e non dice. Soffia e non spiega. Insozza e scappa.

L’Inps, a partire dal suo presidente, deve rispondere a molte domande. Anche perché quando si scoprirono i nomi degli ex brigatisti rossi percettori del reddito di cittadinanza, l’allora direttore del Lazio, Fabio Vitale, fu spedito nelle Marche. Lo incolparono delle fuga di notizie e lo mandarono a svernare altrove.

Tridico può agevolmente sostenere di non essere lui l’informatore di “Repubblica”? Oppure ben 48 ore dopo è riuscito a scoprire chi ha sputtanato un Parlamento intero e una “categoria” – gli amministratori locali – per i bonus da 600 euro?

Chi ha diffamato prima tre partiti poi rimasti due per il patetico e imbarazzante ricorso al sussidio, senza peraltro fare i nomi dei reprobi?

L’Inps gestisce dati sensibili, si dice. A maggior ragione valgono le procedure. Qual è il motivo per cui Tridico ha affidato alle direzione che si occupa di frodi il mandato a verificare domande che risultavano comunque conformi alla legge? L’Inps ha la delega al controllo dell’etica? Gli errori – stupidi, grossolani, arroganti – di certa politica li valuta l’istituto di Tridico?

Quale è stato il percorso seguito dalla direzione antifrodi? Il presidente dell’istituto può rendere pubbliche le disposizioni impartite? 

Gira una voce che mette i brividi. Se si punta sui politici, li si scopre, lo si fa sapere, ma non si fanno i nomi, vuol dire che si utilizzano quei dati per un ricatto. Tridico farebbe bene a tagliare con urgenza il rischio di essere chiamato a risponderne.

Ieri si è appreso che il presidente dell’Inps ha rassicurato il vicepresidente della Camera Ettore Rosato, di Italia Viva, che c’era stato un errore. Nessun parlamentare del partito di Renzi ha fatto domanda, nè ha avuto quindi il bonus.

Per 24 ore è stata fatta circolare la notizia opposta, invece. Perché Tridico non l’ha smentita con immediatezza? Ha dovuto aspettare la telefonata? 

Come si è arrivati ai duemila politici locali, al punto che ci sono patetiche autodenunce da parte di amministratori che “confessano”? C’è stato addirittura un consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia di Forza Italia, Franco Mattiussi, che ha candidamente ammesso di averlo chiesto perché ha un albergo. Chissà quanti albergatori non hanno lo stipendio da consigliere regionale…. Non sanno neppure tacere e vergognarsi, certi esponenti politici.  

Resta la domanda: come fa l’Inps a sapere che ci sono così tanti politici? Come è stata creata la black list che nessuno conosce? Come in banca ora anche per la previdenza sociale si è “persone politicamente esposte”? Ci rendiamo conto che cosa significa tutto questo? E’ un’arma formidabile, una schedatura enorme di tutta la classe politica, nazionale e locale, che forse può essere nella sola disponibilità del ministero dell’Interno.

Sì, Tridico deve essere chiamato a rendere conto del suo operato. Perché è evidente che ha mobilitato buona parte dei dipendenti dell’istituto oltre i loro compiti, esponendoli per un mestiere che non è il loro. Lui o chi per lui.

Il presidente dell’Inps deve chiarire quale finalità istituzionale lo ha mosso per individuare la politica come fruitore spregiudicato di uno strumento legislativo del governo che lo ha nominato. Che cosa significa quella lista che ha solo lui e sconosciuta ai più e che include magari anche consiglieri di piccoli comuni che davvero possono aver avuto bisogno dello Stato? Sparare su duemila persone senza dire chi, espone al ludibrio tutti.

Invece c’è chi merita di essere additato alla pubblica opinione e chi no. E chi ha sbagliato va cacciato dalla politica.

Se Tridico non chiarisce e tira fuori i nomi, il dubbio che Repubblica abbia inventato tutto può prenderti la mente. Ma in questo caso non si spiegherebbe il silenzio dell’Inps. Come la giri la giri, l’istituto è finito in un pasticcio enorme. C’è da chiedere conto a Luigi Di Maio anche dell’incredibile nomina di Pasquale Tridico.

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