Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Boschi ministro, Conte "commissariato": arriva il terremoto nel governo

Boschi

La renziana prenderebbe il posto della Catalfo al Lavoro. E tornerebbe la formula dei due vicepremier

  • a
  • a
  • a

Non si rasserena il cielo nella maggioranza di governo, nonostante il fresco varo del decreto Agosto, licenziato con la solita formula del "salvo intese tecniche. Nonostante il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, veda il bicchiere mezzo pieno: «Il governo ha dato una nuova prova di coesione e determinazione. Il nostro obiettivo è una strategia di lunga durata».

Il rimpasto, però, è più di una semplice ipotesi: sul piatto ballano almeno tre ministeri di peso. A partire da quello dell’Interno, dove Luciana Lamorgese potrebbe essere sostituita con un più "politico" Andrea Orlando. Ma sul Viminale ci sta facendo un pensierino anche il M5S, che potrebbe anche spostare Alfonso Bonafede - fresco di "vittoria" sulla riforma del Csm - e lasciare la Giustizia per un clamoroso ritorno del suo stesso predecessore.

Sul dicastero del Lavoro si intensificano le voci di un avvicendamento tra la pentastellata Nunzia Catalfo e Maria Elena Boschi, nel quadro d’insieme che vede Italia viva guadagnare un’altra casella nel governo. Difficile, infatti, che Laura Castelli si sposti dal ruolo di vice ministro all’Economia proprio ora che ha ricevuto deleghe importanti come Agenzia delle entrate, Spending review, manovra, Ufficio parlamentare di Bilancio e Comuni.

Anche al Mit si sente aria di cambiamento, ma sempre nel segno del Pd, con Paola De Micheli che potrebbe lasciare il posto a un collega. O una collega di partito, soprattutto per salvaguardare l’equilibrio tra uomini e donne nella squadra dell’esecutivo.

Anche se il vero nodo da sciogliere è quello relativo alla scelta di tornare allo schema dei due vicepremier. Soluzione che dem e M5S studiano con molta attenzione, in particolar modo per dare un colpo di livella al premier, Giuseppe Conte, che in questi mesi ha definitivamente mollato gli ormeggi per guadagnare il mare aperto del consenso politico. Con i tanti dossier lasciati aperti e in mano a Palazzo Chigi, avere altri quattro occhi sul campo non è una cattiva idea, è il ragionamento che stanno facendo le principali forze di maggioranza. Che sui nomi dei candidati preferiscono mantenere un prudente riserbo.

Prima, infatti, vanno sistemate le questioni rimaste aperte nel decreto di agosto, che infatti ha ricevuto il via libera del Cdm con la formula ’salvo intesè. Sarà l’ennesima prova di tenuta della coalizione, che nel il giorno dopo l’approvazione del testo, registra commenti positivi, ma anche attacchi. Trasversale pollice alto per il superbonus del 110%, che diventa pienamente operativo dopo la pubblicazione della circolare da parte dell’Agenzia delle Entrate. Con viva soddisfazione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, che entra nei dettagli: «Con il dl Agosto abbiamo poi uniformato i quorum previsti per le assemblee condominiali: ora per autorizzare qualsiasi intervento previsto dal Super ecobonus e Super sismabonus basterà l’ok della maggioranza degli intervenuti», purché rappresenti almeno un terzo dei condomini. «In questo modo sarà molto più semplice e immediato usufruirne». Sostanzialmente positivo è il giudizio anche dei sindacati, che chiedono però di tenere aperto e vivo il confronto su investimenti, Recovery fund e riforma del Fisco. Per le associazioni di categoria bene il cosiddetto bonus ’made in Italy’ per la filiera italiana della ristorazione, ma dalle opposizioni la delusione si tocca con mano. Forza Italia, Lega e FdI, sia pure con modi e toni diversi, hanno un’opinione molto simile: si è fatto qualcosa, ma si poteva fare di più. Anzi, vista la situazione dell’Italia, si doveva.

Dai blog