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Giorgia Meloni, le tre condizioni per "soccorrere" Conte sul bilancio

Carlantonio Solimene

Un vero e proprio programma di governo basato su riduzione delle tasse e rinvio delle scadenze fiscali, aiuti veri alle imprese in difficoltà, sostegno ai cittadini finiti sotto la soglia dell’indigenza a causa dell’epidemia da Coronavirus. È il documento preparato da Fratelli d’Italia che la leader Giorgia Meloni si appresta a presentare al premier Giuseppe Conte non appena quest’ultimo sarà costretto, inevitabilmente, a bussare alla porta delle opposizioni per far passare in Parlamento l’ultimo scostamento di bilancio da 25 miliardi deciso dal Consiglio dei ministri.

 

  

L’antefatto è noto: per ottenere il via libera il governo ha bisogno in Senato di voti aggiuntivi, perché il provvedimento in questione necessita non della maggioranza semplice (quella calcolata sui presenti) ma di quella assoluta, calcolata sul totale dei senatori. E quindi servono almeno 5/6 senatori della minoranza. I precedenti scostamenti di bilancio sono passati a larga maggioranza, ma la poca disponibilità di Conte a recepire i suggerimenti di spesa del centrodestra, e alcune scelte fantasiose - il bonus monopattini su tutti - ha irritato i leader della minoranza. Che, per una volta, si sono mossi all’unisono: «Non voteremo più niente al buio». E per smentire la vulgata di Palazzo Chigi che racconta di un’opposizione esclusivamente distruttiva, Fratelli d’Italia ha preparato un dossier dettagliatissimo.

Si parte dal sostegno all’occupazione. Sì alla Cig, ma con l’aggiunta di uno sconto fiscale dell’80% alle imprese che non vi ricorrono, accompagnato da una superdeduzione del costo del lavoro per premiare le imprese ad alta densità di manodopera. Inoltre, viene proposto di ridurre del 50% i contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro per 12 mesi per le imprese che da marzo a maggio hanno subito una riduzione di fatturato di almeno il 25% rispetto al 2019. Fondamentale, inoltre, garantire la libertà di assumere allentando i vincoli del decreto Dignità.

Dal punto di vista delle tasse, Fratelli d’Italia propone l’unificazione degli anni fiscali 2019/2020 per le imprese colpite dal Covid, posticipando al 30 giugno 2021 il versamento delle imposte sui redditi. Accanto alle misure più legate all’emergenza, c’è spazio anche per interventi strutturali come la semplificazione delle aliquote che andrebbero ridotte da cinque a tre: primo passo verso quella Flat tax cara al centrodestra. E ancora, inversione dell’onere della prova nei contenziosi con l’erario e revisione della normativa relativa al limite dell’utilizzo del contante.

Dal punto di vista delle imprese, Fratelli d’Italia chiede che si passi dalla logica dei prestiti garantiti a quella dei contributi a fondo perduto. Un risultato che si potrebbe ottenere consentendo ai beneficiari di trattenere il 50% dell’Iva sul fatturato del 2020, fino a un importo massimo di 100mila euro. Inoltre la Meloni propone l’eliminazione del minimo contributivo previdenziale per artigiani e commercianti iscritti alle gestioni speciali Inps, la riduzione delle ritenute alla fonte sui redditi da lavoro autonomo e la riduzione al 5% dell’Iva per prestazioni alberghiere, somministrazione e trasporto passeggeri.

 

C’è, infine, il capitolo del sostegno alla povertà. Da questo punto di vista Fratelli d’Italia fa un passo in più, perché non chiede ulteriori stanziamenti ma una trasformazione di fatto del reddito di cittadinanza, con le risorse giù allocate. La Meloni propone di aiutare le persone prive di reddito con valori mobiliari familiari inferiori ai 10mila euro. L’assegno durerebbe 12 mesi e peserebbe per 300 euro al mese, da aumentare di 250 euro per ogni figlio a carico.

Poi ci sono altri capitoli, come quello relativo alle pensioni di invalidità, e la grande incognita della scuola, sulla quale gli ex An condividono l’aumento degli stanziamenti ma attendono di capire quali saranno le scelte strategiche dell’esecutivo.

Di certo si tratta di un ventaglio di proposte ampie e, probabilmente, se messe insieme anche fuori budget rispetto alle attuali possibilità dell’esecutivo. Ma il documento di Fratelli d’Italia potrebbe rappresentare la base per aprire una trattativa. Sempre che il premier Conte sia realmente interessato anche alle idee dell’opposizione, oltre che ai voti.