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Zingaretti parla da grillino. Matteo Renzi si sfoga da Giletti

Giada Oricchio
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Matteo Renzi è il primo ospite di Massimo Giletti nella puntata di “Non è l’Arena” di domenica 7 giugno: “Zingaretti sulla grandi opere dà risposte grilline. Il voto di fiducia a Bonafede? Mi è costato moltissimo. Pagina vergognosa per i gistizialisti del M5S. Il Mes? Lo accetteremo, lasciamo Salvini e Meloni gridare alla luna”.

Massimo Giletti celebra la centesima puntata di “Non è l’Arena” omaggiando l’editore Cairo: “Siamo ancora qua e pensare che dissero che avremmo chiuso dopo poco. Ringrazio Cairo che mi permette di fare una tv libera e la difende”. Poi dà il via a una lunga intervista a Matteo Renzi, fondatore di Italia Viva e autore del libro “La mossa del cavallo”. Renzi parte da un suo cavallo di battaglia: il potere. “Quando scrivi un libro ti metti a nudo e ti rendi conto che spesso le persone hanno un’immagine di te che è completamente diversa. Sono accusato di cercare il potere, ma per me non è un sostantivo, ma un verbo: poter fare e poter cambiare. Se mi dà fastidio che dicano che sono vicino ai poteri forti? In Italia ci sono pensieri deboli più che poteri forti. E sì, mi dà fastidio perché è un’idiozia. Io rivendico di aver cercato di creare posti di lavoro. Mi interessano quelli, se per questo mi considerano amico di Marchionne pazienza, gli davo del lei. Se creare lavoro significa che sono amico dei poteri forti, allora dico sì”. Il giornalista gli fa notare che la forza dell’Italia sono le PMI non aiutate dal governo e Renzi confessa: “A parole sono state dette cose giuste, poi però la Cassa integrazione non è arrivata, l’accesso al credito è complicato. Intendiamoci è un caos in tutto il mondo, qui dobbiamo dare liquidità alle piccole e medie imprese e l’Italia ripartirà. Questa è la mossa del cavallo. Bisogna dare un salvagente e per ora si è fatto così, così. Buone le parole e le idee, non tanto il risultato. La ripresa arriverà. Dopo la peste del 1348 c’è stato il Decamerone e lo straordinario Rinascimento. In tutte le stagioni dell’uomo dopo una grave crisi c’è stata una rifioritura. In Italia dobbiamo liberare le PMI. Blocchiamo per due mesi la burocrazia, facciamo lavorare tutti i cantieri, i piccoli fornitori, l’indotto”.

 

Massimo Giletti però ricorda che Nicola Zingaretti a proposito del modello ponte di Genova ha detto: “No alle grandi opere, si rischia la corruzione. Il capo del PD mi risponde così, lei ha un’altra idea e allora il piano choc non parte mai” e Matteo Renzi sbotta: “Con la stima massima che ho per Zingaretti non sono d’accordo, mi sembra una frase grillina. Se non facciamo partire le infrastrutture per paura della corruzione facciamo lo stesso ragionamento della Raggi: no alle Olimpiadi perché c’è la corruzione. A Genova le cose sono andata bene e risalendo negli anni c’è stato l’Expo 2015 e prima ancora Pompei, potrei arrivare al Giubileo. I grandi eventi non hanno avuto grandi scandali o se ci sono stati sono stati piccoli. Non diciamo che scatta tangentopoli perché c’è la grande opera. Le cose strane sono intorno alle mascherine o agli appalti sulla gestione Covid. Preoccupiamoci di questo, altrimenti dovremmo chiedere scusa alla Raggi”. Sull’immobilismo e la burocrazia che blocca le opere per anni, il leader di Italia Viva commenta: “Sto al governo con Zingaretti e grillini e sono d’accordo che qualcosa non funziona. Facciamo un ragionamento interessante per gli italiani: il lockdown ha prodotto un danno economico pazzesco, prendiamo la palla al balzo e sblocchiamo adesso i cantieri. E’ vero che ci sono state discussioni e litigi però ora non possiamo più perdere tempo. Oggi la situazione è impaludata. O mi metto in un angolino o inizio a spingere piano, piano. Abbiamo anticipato di 15 giorni la riapertura, abbiamo tolto l’Irap. Adesso mi devo tappare la bocca e dare un aiuto seppur piccolo per alcune opere. Ci sono molte contraddizioni al governo, ma dobbiamo trovare il compromesso”. E rivela: “Ho una causa aperta con Beppe Grillo per diffamazione per 1 milione di euro. Sono al governo con persone molto lontane dal mio modo di essere, persone che hanno detto cose terribili su di me, ma vado avanti per il paese”. Giletti stuzzica l’ex Presidente del Consiglio sul caso Bonafede-Di Matteo: “A proposito di giustizia, le è pesato il voto di fiducia al Senato per salvare il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede?” e Renzi fa il cerchiobottista: “Molto. Molto. Noi avevamo chiesto le dimissioni di Basentini prima del servizio di Non è l’Arena, poi c’è stato lo scoop. Io ho sofferto perché se la politica è risentimento e vendetta personale allora dovevo votare per le dimissioni di Bonafede, ma il Presidente del Consiglio ha detto: se lui va a casa, ci andiamo tutti. Da una parte avevo lo smash, dall’altra una crisi devastante con l’economia al buio. La politica non è bianco o nero, è complicata e complessa. Se avessi fatto il mio cuore avrei chiesto la testa di Bonafede, ma la politica non è questo. Il più grande errore è stato nominare Basentini e poi non cacciarlo. Che fine ha fatto il giustizialismo del M5S? Bonafede è stata una pagina vergognosa per i giustizialisti e una pagina di orgoglio per noi garantisti. I grillini chiesero la testa dei miei ministri solo perché avevano sentito qualcosa, loro non solo non si sono dimessi, ma dovrebbero aver capito che il giustizialismo è inciviltà. Perché è stato scelto Basentini e non Di Matteo? Non lo so, ma bisognerebbe capire perché è stato scelto Basentini. Sarà una persona perbene, ma il suo merito era un’inchiesta fuffa sulla vicenda Tempa Rossa che interrogò metà del governo di allora e non arrivò a nulla, nemmeno al procedimento. Si dimise il Ministro Federica Guidi, furono diffuse delle intercettazioni privatissime e produsse un enorme danno di immagine. Basentini non è stato in grado di gestire il DAP e Bonafede ci ha messo troppo per cacciarlo. Qualcuno dovrebbe farsi delle domande su Tempa Rossa che fu un’ecatombe dal punto di vista politico e una cosa inconsistente dal punto di vista giudiziario”. L’ultima domanda riguarda la restituzione del Recovery Fund e Renzi ammette: “Il problema del debito c’è e lo lasceremo ai nostri figli. Prima del recovery fund, vi ricordo che anche i decreti da 25 miliardi e da 55 miliardi sono presi a debito. Il discorso dell’economista Perotti è eccessivo, io do un giudizio positivo sull’Europa, ha ragione però chi dice che vanno dati alle PMI e non al reddito di cittadinanza. Il Coronavirus ha fatto danni pazzeschi e sono della tesi Zangrillo: è molto affievolito. Senza abbassare la guardia, recuperiamo fiducia e speranza. Il MES? Sarà accettato, quei soldi sono vantaggiosi e il M5S dovrà dire di sì. Anche Berlusconi è favorevole. Salvini, Meloni e Di Battista li lasciamo a gridare alla luna contro il MES”.

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