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Luca Palamara, monta la polemica. Salvini non ci sta e Bonafede corre ai ripari

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Le dichiarazioni di Luca Palamara sul sistema correntizio nel Csm non "scoperchiano" il vaso di Pandora', già ampiamente svuotato, ma sicuramente ha gettato benzina su un tema già abbastanza infuocato. L'ex componente di palazzo dei Marescialli parla di "carrierismo" all'interno del quale "il nostro sistema delle correnti penalizza chi alle correnti non appartiene". E poi affonda la lama sul gruppo degli ex colleghi: "Le correnti togate del Csm hanno il peso preponderante, la politica dall'esterno, quindi non parlo alla corrente laica del Csm, ha poca speranza di riuscita senza una convergenza all'interno del Csm. Voglio sfatare l'idea che il politico dall'esterno è in grado di incidere sul procuratore di turno". Insomma quella che descrive il pm romano, ora sospeso, per l'indagine della Procura di Perugia, sembra essere una setta nella quale si spartiscono le poltrone delle Procure, secondo l'influenza di una o dell'altra corrente.

Matteo Salvini non ci sta. Benché l'ex consigliere del Csm abbia rivolto al leader della Lega pubbliche scuse, il Capitano va all'attacco: "Da Palamara arrivano dichiarazioni surreali. A me e agli italiani non interessano le scuse tardive o le parole, interessano i fatti: magistrati promossi per appartenenza politica (quasi sempre di sinistra) e non per bravura, processi infiniti, innocenti in galera e colpevoli fuori: è urgente una riforma vera della Giustizia, ma per farla servono un governo ed un ministro capaci di farla".

Anche Giorgia Meloni sostiene l'alleato, bollando l'intervista a La7 come "gravissima". E poi ritorna alla carica: "Oggi più che mai continuiamo a chiedere che sia messa la parola fine al cancro delle correnti nella magistratura e alla spartizione di potere, che vengano riformati i criteri di composizione del CSM e che si dimettano tutti i magistrati coinvolti nello scandalo".

Fuori dalla politica si alza la voce del Costituzionalista Valerio Onida: "I politici dovrebbero rimanere rigorosamente estranei alle scelte che fa il Csm, tanto più quando si tratta di un politico che è a sua volta magistrato, magari esponente di punta di una corrente, collocato fuori ruolo perché ha assunto un ruolo politico, di parlamentare o di membro del governo".

Montano le polemiche e dopo l'invito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a fare presto e bene sulla riforma del Csm, si attende il testo, a firma del Guardasigilli Alfonso Bonafede, che dovrebbe arrivare questa settimana in consiglio dei ministri. Intanto circolano diverse bozze, l'ultima è quella che darebbe ancora più potere al Consiglio superiore della magistratura, l'organo di autogoverno dei giudici investito proprio dallo scandalo che ruota intorno a Palamara. Potere di supervisione e di controllo sul funzionamento degli uffici che rappresentano la pubblica accusa sul territorio e sugli strumenti che garantiscono di fatto il controllo delle inchieste. Niente invece sulla separazione delle carriere. Nel testo invece si parla del nuovo meccanismo elettorale del Csm, nel quale scompare la divisione tra le due categorie - i pm eleggevano i pm, i giudici eleggevano i giudici - e si parla solo di 'magistrati'. Infine il Csm aumenta i suoi componenti, che passano da ventiquattro a trenta, con una clausola che riguarda i laici: Il Parlamento non potrà più eleggere al Csm nessuno che sia o sia stato nei cinque anni precedenti deputato, senatore, consigliere regionale, sindaco. Un testo che fa discutere e su cui fonti di via Arenula gettano acqua sul fuoco: "E' in via di definizione".

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