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Frequenze tv, il sottosegretario Liuzzi si arrende a Forza Italia

Paolo Zappitelli
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Nel decreto Rilancio non ci sarà alcuna norma sugli indennizzi sulle frequenze tv. Dopo le critiche della deputata di Forza Italia Federica Zanella, il sottosegretario allo sviluppo economico Mirella Liuzzi ha infatti stralciato il testo dal Dl. Una battaglia condotta a colpi di interpellanze e interventi in aula per denunciare quello che è stato definito un "obbrobrio". Nel testo si prevedeva che le televisioni che volevano rilasciare in anticipo rispetto all'anno prossimo una frequenza della banda 700mhz potevano farlo ma senza sapere l'ammontare dell'indennizzo che sarebbe arrivato dallo Stato. "E già questo - spiega Federica Zanella - è un'assurdità. Sarebbe come a dire che tu mi vendi casa e poi ti dico quanto te la pago. Ma siamo pazzi?". Ma è il secondo passaggio che ha fatto infuriare la deputata. " Si prevedeva che gli indennizzi sarebbero stati dati non in base alla popolazione coperta da quella frequenza, come è stato fatto fino a oggi,  ma in base agli impianti presenti. In questo modo una tv in Lombardia con 5 milioni di utenti di bacino avrebbe preso molto meno di una ad esempio della Basilicata che conta complessivamente 600 mila abitanti ma ha bisogno di più impianti per coprire la diffusione su un territorio particolarmente accidentato. Una follia". "E poi - prosegue - cosa c'entra un articolo come questo nel Dl Rilancio? Era del tutto privo di giustificazione logica, se non quella di interessi particolari". "La materia è assai delicata - conclude - dalle numerose implicazioni, e merita un provvedimento ad hoc, che attendiamo e su cui vigileremo. Inoltre accogliamo con soddisfazione lo stanziamento di 50 milioni di euro per emittenza locale, così come più volte richiesto in emendamenti presentati a vari provvedimenti. Adesso ci batteremo affinché l'esecutivo possa aumentare questa dotazione al fine di aiutare tutte quelle realtà locali che, a causa della pandemia da Covid-19 e il crollo della pubblicità, rischiano di spegnere definitivamente i ripetitori, mettendo a repentaglio il pluralismo dell'informazione e migliaia di posti di lavoro».

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