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Rivolta delle donne escluse: terremoto in Rai

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Il cavallo di viale Mazzini, simbolo della Rai

Dalla Boldrini alla Turco, tutti contro le nuove nomine: "Nei sei posti apicali solo uomini. Ma il Pd non difendeva la parità di genere?"

Carlantonio Solimene
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Donne escluse dalle direzioni di reti e telegiornali, scoppia il terremoto in Rai. Il tema della "parità di genere", dopo aver coinvolto le nomine nelle varie task force legate all'emergenza Coronavirus poi riequilibrate da Giuseppe Conte con l'inserimento di undici donne, stavolta esplode a viale Mazzini. E riguarda il rinnovo dei vertici varato negli scorsi giorni. A farne le spese sono state Giuseppina Paterniti, che ha lasciato la direzione del Tg3 per fare spazio a Mario Orfeo, e Silvia Calandrelli, che è stata spostata ad appena quattro mesi dalla nomina dalla guida di Rai 3 per fare spazio a Franco Di Mare. Due accantonamenti che hanno fatto discutere, perché a entrambe, Paterniti e Calandrelli, era stato riconosciuto di aver svolto un ottimo lavoro e non erano cadute mai sotto la scure dell'AgCom per eventuali violazioni, come accaduto invece ai colleghi delle altre reti e delle altre testate. Ma la scelta del Cda ha provocato un ulteriore vulnus. I sei posti di direttori di Tg e reti principali sono ora infatti totalmente appannaggio di uomini. Una situazione praticamente inedita che ha provocato molto malcontento in alcune forze politiche, e in particolare nel Partito Democratico, che pure è stato il regista con il Movimento 5 stelle di questa tornata di nomine. A farsi portavoce di questo disagio è stata l'ex presidente della Camera Laura Boldrini, che ha attaccato senza mezze misure: "Nessuna donna alla guida di un Tg o di una rete Rai. Nelle zone di guerra vanno bene, ma quando si tratta di dirigere l'informazione e la programmazione di rete, l'azienda finge che non esistano. È tempo di dare alle donne ciò che è delle donne" ha scritto su Twitter la parlamentare Dem. Sulla stessa lunghezza d'onda l'ex ministro Livia Turco: "Colpisce che due professioniste di così grande talento non siano state confermate nei loro ruoli. Colpisce che il merito di queste due giornaliste non sia stato riconosciuto e valorizzato, colpisce che senza battere ciglio due uomini sostituiscano due donne di valore quando forte si è levata dalla società la necessità di smetterla con luoghi pubblici e professionali occupati solo da uomini". Un vulnus tanto più singolare se si considera il fatto che sia stato "patrocinato" da un partito che, in passato, ha fatto della "battaglia di genere" una delle sue bandiere. A farsi sentire è stato anche il deputato di Italia viva Michele Anzaldi, da sempre attento alle questioni riguardanti la tv di Stato: "Donne direttori nei Tg e reti Rai. Governo Renzi: 50%, 3 direttori donne (Colucci, Dallatana, Bignardi) e 3 direttori uomini (Orfeo, Mazzà, Fabiano). Governo Conte M5s: 0%, 6 direttori uomini (Carboni, Sangiuliano, Orfeo, Coletta, Di Meo, Di Mare). Trova le differenze" ha scritto ironicamente su Twitter Anzaldi. Donne direttori nei Tg e reti Rai Rai Governo Renzi: 50% 3 direttori donne (Colucci, Dallatana, Bignardi) e 3 direttori uomini (Orfeo, Mazzà, Fabiano) . Rai Governo Conte M5s: 0% 6 direttori uomini (Carboni, Sangiuliano, Orfeo, Coletta, Di Meo, Di Mare). Trova le differenze— Michele Anzaldi (@Michele_Anzaldi) May 16, 2020 E a calmare le polemiche non è bastato il fatto che alle due donne in questione siano state affidate delle poltrone "consolatorie". La Paterniti è stata indicata come Direttore dell'Offerta informativa, mentre la Calandrelli è entrata nel Cda di RaiCom. I mal di pancia nei Dem, peraltro, non si esauriscono qui, dato che molti hanno fatto notare come, nonostante Pd e 5 stelle avessero una maggioranza tale in Cda da poter decidere autonomamente tutte le posizioni, nessuno abbia contestato la direzione di Gennaro Sangiuliano al Tg2, ben voluto dal centrodestra ma sempre criticato da sinistra. Ebbene, Sangiuliano è stato confermato nonostante l'astensione degli esponenti indicati da Lega e Fratelli d'Italia. Che, di fatto, hanno vinto senza giocare.  Come al solito, la Rai si conferma luogo di scontri e giochi politici. E, talvolta, anche i presunti vincitori finiscono col leccarsi le ferite.

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