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Le condizioni (irricevibili) di Renzi per salvare Conte

Matteo Renzi

Ecco cosa dirà l'ex sindaco di Firenze a "Porta a porta". E perché, più che una mano tesa al premier, sarà il tentativo finale per rottamarlo

Carlantonio Solimene
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Il mondo della politica è appeso a Matteo Renzi. Sembra di essere tornati al triennio tra il 2013 e il 2016, quando l'ex sindaco di Firenze scalò prima il Pd e poi Palazzo Chigi, dando fortemente la sua impronta all'azione dell'esecutivo. Oggi, invece, Renzi ha teoricamente un ruolo marginale, a capo di un "partitino" del 3-4%. Eppure, sfruttando la sua golden share nella maggioranza che sostiene Conte, si prepara a dare l'ennesima spallata al governo "rossogiallo". L'appuntamento è per stasera a "Porta a Porta", quando - dal salone di Bruno Vespa - l'ex premier detterà le condizioni a Giuseppe Conte per non decretare la crisi del governo. I particolari Renzi li ha anticipati in una cena con i suoi parlamentari (saliti di due unità dopo l'arrivo del senatore Tommaso Cerno dal Pd e della deputata Micaela Rostan da LeU): sostanzialmente, proporrà al presidente del Consiglio un "patto di legislatura" affinché, però, l'esecutivo intraprenda con decisione la strada delle riforme. Non solo quelle economiche - a partire dal "superamento" del reddito di cittadinanza e di Quota 100 - ma anche quelle istituzionali. In particolare, Renzi chiederà a Conte di impegnarsi in una riforma costituzionale che veda come approdo l'elezione diretta del presidente del Consiglio. In pratica, la trasformazione dell'Italia da repubblica parlamentare a repubblica presidenziale. Sia chiaro, non è un tema inedito nell'agenda renziana. Eppure, agitato in questo momento, rischia di rappresentare il classico specchietto per le allodole per provocare la crisi e poi rivendicare che "io ho solo chiesto di fare le cose, se Conte non ne è capace, è meglio che cada...". Perché una riforma così complessa appare francamente fuori portata per una maggioranza raccogliticcia e incapace di accordarsi persino sulle piccole cose dell'agenda quotidiana, come gli scontri velenosi su prescrizione, intercettazione e revisione dei decreti sicurezza hanno dimostrato. Inoltre, l'abbraccio del presidenzialismo servirebbe a Renzi anche per provare a irretire l'elettorato che una volta fu berlusconiano, che per una riforma del genere ha sempre avuto un debole. Una provocazione, insomma, più che una proposta vera e propria. Alla quale Conte si starebbe attrezzando per rispondere a stretto giro. Chiedendo, in sostanza, di portare in Parlamento la crisi, un po' come pretese all'epoca della rottura di Matteo Salvini. A quel punto, se dovessero smarcarsi i renziani, il premier è convinto di poter contare su una pattuglia di responsabili in arrivo, in particolare, da Forza Italia e centristi. Certo, ce ne vorrebbero tanti, più di dieci. Il ché pone su tutta l'operazione un grosso punto interrogativo.  Per approfondire leggi anche: Caro Renzi, la prossima volta vai a Roccaraso (VIDEO) Renzi, in ogni caso, si è già preparato a uno scenario del genere e ai suoi parlamentari ha già detto che stare all'opposizione di un eventuale "Conte ter" sarebbe una condizione ideale per accrescere i sondaggi di Italia Viva, al momento in verità un po' esangui. Che il "senatore di Rignano" faccia sul serio l'ha però dimostrato il fatto di aver già escluso dal tavolo una delle opzioni di riserva: l'appoggio esterno. "O si è dentro o si è fuori" ha detto ai suoi. Ancora qualche ora e tutto sarà più chiaro.

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