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Il tunisino del citofono vuole fare causa a Matteo Salvini

Davide Di Santo
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È diventata un caso  la diretta Facebook durante la quale Matteo Salvini ha citofonato a casa di un tunisino, nel quartiere Pilastro a Bologna, chiedendogli se spacciasse così come sospettato da alcuni residenti. A rispondere al citofono al leader della Lega è stato un ragazzo di 17 anni che, insieme al padre, ha preso contatti con l'avvocata Cathy La Torre, attivista per i diritti civili, ed è molto probabile che proverà a portare in un'aula di tribunale la vicenda.  Intanto la donna che ha indicato i tunisini in questione come responsabili dello spaccio di droga in zona, Annarita Biagini, ha subito il danneggiamento della sua auto. Questa mattina ha trovato i vetri spaccati e il parabrezza rotto. La donna ha presentato subito denuncia ai Carabinieri che indagheranno anche per stabilire se si è trattata di un atto intimidatorio. L'ambasciatore della Tunisia a Roma, Moez Sinaoui, ha scritto una lettera alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, per protestare contro la "deplorevole provocazione senza alcun rispetto del domicilio privato" da parte di un "pubblico rappresentante dell'Italia". Salvini ha rivendicato il gesto e ha invitato i cittadini a denunciare. Sulla questione è tornato in un adiretta Facebook.: "In galera in questo momento ci sono più di duemila tunisini, quelli sono duemila delinquenti tunisini. In questo momento nelle fabbriche, nei negozi italiani ci sono altre migliaia di tunisini che stanno lavorando, quelli sono cittadini per bene". . "La droga -prosegue il leader del Carroccio- uccide, la droga fa male, la droga dovrebbe unire e non mi interessa se gli spacciatori sono italiani, tunisini, gli spacciatori vanno messi in galera. L'Italia è piena di immigrati per bene. Lo dico a qualche politico di sinistra e a qualche Ong di sinistra che in Tunisia fa i soldi grazie all'immigrazione, grazie al traffico di esseri umani. Il problema non sono i tunisini, gli italiani, i milanesi, gli americani, i nigeriani, il problema sono i delinquenti e non si distinguono per il colore della pelle, per etnia, per razza".

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