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Stanno per tornare i vitalizi

Alberto Di Majo
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Addio tagli ai vitalizi degli ex senatori. La decisione della Commissione Contenziosa di Palazzo Madama arriverà formalmente tra qualche settimana ma secondo le indiscrezioni l'orientamento dei parlamentari-giudici sarebbe chiaro: la delibera dell'ufficio di presidenza, guidato dalla numero uno del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha imposto il ricalcolo con il metodo contributivo degli assegni degli ex parlamentari, va annullata. Dovrebbe dunque essere cancellata la riduzione dei compensi mensili che è arrivata, in alcuni casi, anche all'80%, benché in media la nuova normativa abbia previsto una decurtazione dei vitalizi del 45%. Per approfondire leggi anche: TAGLIO AI VITALIZI, NON C'E' INGIUSTIZIA Un provvedimento contestato da più di mille ex inquilini del Senato e della Camera. C'è anche chi, come il giurista ed ex parlamentare Paolo Armaroli, ha presentato ricorso alla Cassazione ma le sezioni unite civili della Corte l'hanno dichiarato inammissibile, sostenendo che le controversie su attribuzione e misura dell'indennità parlamentare e degli assegni per gli ex parlamentari «non possono che essere decise dagli organi dell'autodichia, la cui previsione risponde alla medesima finalità di garantire la particolare autonomia del Parlamento». Non è esclusa comunque, c'è scritto nell'ordinanza, «la legittimazione degli organi di autodichia a sollevare questioni di legittimità costituzionale delle norme di legge cui le fonti di autonomia effettuino rinvio». Dunque se la Cassazione non è entrata nel merito della questione, è il «tribunale» che valuta le controversie sollevate in Parlamento a dover valutare la nuova normativa. Aveva già cominciato a farlo fino a quando una senatrice del M5S si è dimessa e così c'è stato bisogno di allungare i tempi per la sua sostituzione (la Commissione è composta da tre senatori). Eppure dai primi documenti elaborati la strada imboccata dall'organismo sembra evidente. Nelle carte sarebbero evidenziati tre principi che la delibera di Palazzo Madama deve seguire. Il primo: il provvedimento deve essere temporaneo. Va bene, dunque, ridurre gli assegni ma non per sempre. Già la Corte costituzionale si era espressa alcuni anni fa in questo senso prendendo in esame il «contributo di solidarietà», richiesto per tre anni. Di fronte al ricorso di alcuni ex onorevoli, i giudici dell'alta corte avevano precisato che un provvedimento del genere era legittimo ma non poteva essere «ripetibile». Non solo. Doveva anche essere più leggero. Il Consiglio giurisdizionale seguirebbe gli stessi principi. Il taglio dei vitalizi dovrebbe essere trasformato in un nuovo contributo di solidarietà (magari cercando un modo che ne consenta la ripetizione). I giudici-senatori avrebbero anche chiarito che la riduzione dell'assegno non può essere superiore al 20% dello stesso. Non è possibile, quindi, «falciare» la somma che incassano gli ex come previsto dalla delibera approvata dall'ufficio di presidenza. Peraltro i più svantaggiati dalla normativa sono gli ex senatori molto anziani (ci sono novantenni che hanno visto il loro assegno calare da 2.500 euro a 800). Ma nel documento preparato dalla Commissione ci sarebbe anche un terzo richiamo, conseguenza del precedente: la modifica del metodo di calcolo contributivo. Insomma, tutto da rifare: niente più taglio netto ma una riduzione degli assegni bassa e temporanea. Se fossero confermati questi cambiamenti, il provvedimento simbolo del M5S e, soprattutto, del presidente della Camera dei deputati Roberto Fico, (faticosamente esportato anche a Palazzo Madama) sarebbe di fatto cancellato. Anche se, sempre per il principio dell'autodichia, l'eventuale decisione di Palazzo Madama non avrebbe validità per gli ex deputati. In questo caso si attende la valutazione del Consiglio di giurisdizione della Camera, che dovrebbe emettere una sentenza nel giro di un paio di mesi. Nel frattempo, comunque, la norma entrata in vigore il 1° gennaio 2019 ha tagliato gli importi dei vitalizi a 1.338 ex deputati, con un risparmio di 44 milioni all'anno. Una decisione salutata con grande entusiasmo dal M5S, che ne ha fatto una battaglia da tempo. «Per anni ci hanno detto che non si poteva fare, invece noi ci siamo riusciti: il M5S è andato al governo e sono spariti i vitalizi dei deputati. Abbiamo scritto una pagina di storia, è un atto rivoluzionario che afferma la giustizia sociale nel nostro Paese. Questo successo senza precedenti dimostra che il cambiamento che stiamo portando avanti è concreto, radicale, inarrestabile. Ora niente è impossibile» festeggiava a luglio del 2018 l'attuale sottosegretario Riccardo Fraccaro. Lo stesso capo politico del M5S Luigi Di Maio era intervenuto sul Blog delle Stelle lanciando la campagna «Bye bye vitalizi». Chissà che adesso non siano costretti tutti a fare marcia indietro.

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