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Povero Conte, l'ex moglie fa causa al premier

Valentina Fico porta in giudizio il presidente del Consiglio che è anche suo marito separato. Vuole i premi degli avvocati dello Stato negati 12 anni fa quando era incinta di "Giuseppi"

Franco Bechis
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Il ricorso ha il numero 2087 del 2019 ed è stato presentato al Tar del Lazio dall'avvocato Costantino Ventura di Bari per conto di dodici clienti, tutte donne, tutte avvocatesse dello Stato. Ad essere citata in giudizio è in primis la presidenza del Consiglio dei ministri nella persona del suo legale rappresentante, che se dovesse soccombere sarebbe costretta a mettere mano al portafoglio per centinaia di migliaia di euro. Il Tar ha già fissato la trattazione di merito della causa in udienza pubblica per l' 11 marzo 2020. Quel giorno dovranno dare battaglia da una parte il legale designato dalla presidenza del Consiglio guidata da Giuseppe Conte, dall'altra l'avvocato Ventura in nome delle dodici clienti, fra cui ne spicca una: l'avvocato dello Stato Valentina Fico. Non è un nome qualsiasi: è l'ex moglie di Conte da cui è separato da qualche anno. Ma è anche la mamma dell'unico figlio che hanno. E' probabilmente una delle cause più imbarazzanti che si siano viste negli ultimi anni, perché di fatto contrappone l'ex moglie di Conte al presidente del Consiglio pro tempore, che è proprio lo stesso Conte. Per un motivo che per altro riguarda entrambi, nemmeno troppo indirettamente: l'avvocato Fico vuole essere come le sue colleghe risarcita della mancata corresponsione dei premi per la vittoria delle cause della avvocatura, essendone stata esclusa durante la gravidanza quando era in congedo di maternità. Un danno economico che secondo il suo avvocato avrebbe subito quando “è venuta a trovarsi in stato di gravidanza, e pertanto con decreto dell'Avvocato generale dello Stato in data 16.10.2007 è stata collocata in congedo straordinario per maternità per il periodo dal 11.04.2007 al 10.09.2007 per la nascita del figlio Nicolò Conte, con esclusione però dalla partecipazione al riparto delle competenze di cui all'articolo 21 del regio decreto n. 1611/1933”. Secondo quel decreto adottato quando l'Italia era governata da Benito Mussolini gli avvocati generali dello Stato avevano diritto alla ripartizione a titolo di premio degli onorari che sono condannati a pagare le parti soccombenti in giudizio. Una sorta di canestro che poi viene diviso percentualmente fra gli uffici degli avvocati e dei procuratori dello Stato e in percentuale minore come vero e proprio integrativo fra i singoli partecipanti alle cause. Le norme e le percentuali sono state cambiate un po' nel tempo, e c'è stata una stretta quando al governo era Matteo Renzi (prima di allora si dividevano anche gli onorari in caso di compensazione in giudizio delle spese). Per decenni questa norma ha fatto lievitare gli stipendi degli avvocati dello Stato, anche raddoppiandoli attraverso i premi, e quanto corrisposto ha sempre avuto anche un incidenza sui contributi per la pensione. Essendo le sue avvocatesse in maternità e quindi non potendo più seguire in quel periodo gli affari loro assegnati, l'avvocatura generale le ha escluse in quei mesi dal riparto del canestro generale dei premi. Ma le interessate ritengono che la misura sia ingiusta e il loro legale ricorda che a chi è in maternità spettano tutti gli assegni e indennità, salvo naturalmente quelli per le prestazioni di lavoro straordinario (che non possono svolgere) o le indennità per servizi e funzioni di carattere speciale che non possono ricoprire in quel periodo. Nella causa intentata non si citano le cifre rivendicate da ciascuna avvocatessa, perché lo scopo intanto è di fare stabilire al Tar del Lazio se quei premi non corrisposti durante la maternità fossero o meno dovuti dall'avvocatura generale. Poi ognuna delle avvocatesse dello Stato chiederà singolarmente in caso di vittoria la somma che ritiene di avere perso ingiustamente (si tratta in ogni caso di decine di migliaia di euro, anche oltre i centomila con il solo limite del tetto massimo di 240 mila euro come per ogni dipendente pubblico). Così solo dopo 12 anni dalla sua gravidanza l'ex moglie di Conte ha deciso di portare in giudizio la presidenza del Consiglio rappresentata pro tempore dallo stesso Conte per essere risarcita di somme secondo lei ingiustamente sottrattele proprio mentre era in attesa della nascita del comune figlio. All'epoca l'avvocato Valentina Fico, oggi in servizio presso l'avvocatura generale, era ancora procuratore dello Stato alla seconda classe di stipendio presso l'avvocatura distrettuale dello Stato di Catanzaro, e viveva felicemente con il marito lontanissimo dall'idea di approdare un giorno a palazzo Chigi con l'incarico più alto che possa esserci.

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