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Governo, vertice stasera. Di Maio: "Mi aspetto sì al salario minimo"

Di Maio

Silvia Sfregola
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Inizia la settimana più calda per il governo Lega-M5S. I prossimi giorni saranno quelli decisivi per capire se c'è ancora voglia e spazio per dare un futuro all'esecutivo, se alla squadra serva un ritocco e quale strategia adottare nella trattativa con l'Europa per evitare l'avvio della procedura di infrazione: tre nodi irrisolti che si legano a doppio nodo l'un con l'altro. Il premier, Giuseppe Conte, prima incontrerà il presidente del Ppe al Parlamento Ue, Manfred Weber (in chiave delle nomine nella futura squadra delle istituzioni continentali), poi vedrà i suoi vice, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, in un vertice nel quale ripeterà per filo e per segno le stesse parole già dette in conferenza stampa prima di partire per la visita diplomatica in Vietnam: o si va avanti mettendo da parte i veleni della campagna elettorale oppure la giostra si ferma e tutto torna nelle mani del capo dello Stato. Pubblicamente, i leader del Carroccio e del Cinquestelle hanno già detto che un punto di incontro non è lontano, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Anzi, l'oceano. Molto dipenderà dalle notizie che arriveranno dal Mef. L'iter della prossima manovra parte già col gap di 23 miliardi da trovare per sterilizzare quelle clausole che farebbero aumentare l'Iva, poi ci sarà da mettere in fila obiettivi, priorità e possibilità. Salvini ha promesso ad ogni piazza d'Italia che ridurrà la pressione fiscale con la Flat tax al 15%, e anche se il costo di una misura di tale portata appare proibitivo per le casse del nostro Paese, ha chiarito che sul punto non ha intenzione di arretrare di un solo millimetro. La determinazione del ministro dell'Interno deve aver convinto anche i Cinquestelle, dai quali non è arrivato un no pregiudiziale, ma anzi il rilancio sul salario minimo orario. Altra norma dai costi non proprio contenuti. Ma i conti andranno fatti con l'oste Giovanni Tria, che al G20 di Fukoka ha annusato l'aria ragionando se caldeggiare una manovra correttiva o giocarsela alla "roulette russa" con la Commissione Ue, come vorrebbero i due vicepremier. Lo spettro della procedura di infrazione, però, spaventa e la logica suggerisce di mantenere la linea del dialogo. "Sono d'accordo con Tria, l'idea di una trattativa con la Commissione è inerente al percorso", dice il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi a Rai3. Perché un eventuale infrazione "non sarebbe una sciagura immediata", ma "potrebbe portare a una spirale negativa" sui mercati, minando la fiducia nell'Italia. Il timing è già scandito: martedì 11 giugno si incontreranno i direttori del Tesoro dei Paesi europei e alla fine settimana toccherà invece ai ministri dell'Economia. Saranno riunioni importanti per guadagnare tempo ed evitare perlomeno che il Consiglio Ue (a cui la Commissione ha avanzato la proposta di procedura di infrazione) adotti l'iter "più rapido", che porterebbe a una decisione già nel prossimo mese di luglio. Magari usando come argomento convincente una 'revisione' della squadra di governo. Non un vero e proprio rimpasto, ma sostituzioni ad hoc. Gli indiziati sono sempre gli stessi, secondo 'radiopolitica': Danilo Toninelli, Giulia Grillo e Sergio Costa. Prima, però, Conte, Salvini e Di Maio devono guardarsi negli occhi e decidere se andare avanti o staccare la spina al governo. Lo stesso Salvini, collegato telefonicamente con Radio Maria, ha detto che nel dialogare con l'Ue, "cercheremo di rispettare tutte le regole, in maniera educata e rispettosa, però se ci vogliono far aumentare le tasse noi diremo di no, e andremo fino in fondo". Dialogando con l'emittente, Salvini ha puntato il dito contro "le radici giudaico-cristiane negate dall'Europa".

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