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Nordio e gli effetti della "stagione dell'indulgenza"

Il magistrato presenta il suo ultimo volume con la presidente Alberti Casellati e il vicepremier Salvini

Valentina Pelliccia
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di Valentina Pelliccia

È stato presentato nella sala Koch del Palazzo Madama il libro "La stagione dell'indulgenza e i suoi frutti avvelenati. Il cittadino tra sfiducia e paura" (Guerini e associati, 185 pagine) di Carlo Nordio, magistrato dal 1977 al 2017 che negli anni Ottanta ha condotto le indagini sulle Brigate rosse venete e sui sequestri di persona e negli anni Novanta sui reati di Tangentopoli. L'ex Procuratore Aggiunto di Venezia è stato anche titolare dell'inchiesta sul Mose e protagonista della stagione di "Mani pulite" con la celebre inchiesta sulle cooperative rosse. Carlo Nordio, come ha tenuto a precisare più volte lui stesso nel corso della presentazione del libro, non si è mai occupato di politica e anzi, è fermamente convinto che chi amministra la legge non debba trasformarsi in un politico. È promotore rigoroso della divisione delle carriere. Il titolo del libro definisce l'indulgenza da parte delle istituzioni nei confronti dei fenomeni che andavano affrontati con rigore e concretezza legislativa. Questa condiscendenza della politica ha creato sfiducia e paura nei cittadini. La presentazione del volume di Carlo Nordio si inserisce tra le numerose importanti iniziative della Fondazione Einaudi, costituita nel 1962 e presieduta dall'avvocato penalista, docente e giornalista, Giuseppe Benedetto. Il convegno è stato aperto con l'intervento della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha voluto evidenziare l'importante funzione del libro di analisi del malessere della società che si estende anche all'attività legislativa. Infatti, ha affermato, "non c'è vera libertà e vera sicurezza senza un sistema giudiziario efficiente che presidi e tuteli in maniera tempestiva i bisogni e i diritti dei cittadini". La presidente Casellati ha inoltre aggiunto: "La prima garanzia di efficacia della risposta giudiziaria è collegata alla sua tempestività. Penso allora all'eccessiva durata dei processi, sottolineata in più passaggi del libro di Nordio, in particolare laddove si evidenzia che essa è dannosa per l'economia perché "questa lunghezza esasperata ci costa una perdita pari a quasi il 2% del PIL". I dati relativi alla durata dei processi sono allarmanti. Il 20% dei procedimenti incardinati nei tribunali e oltre il 40% di quelli presso le Corti di Appello sono a rischio di legge Pinto". "Per contrastare questi fenomeni e ridare credibilità alla nostra giustizia, occorre uno sforzo comune che richiami alle proprie responsabilità tutti i soggetti coinvolti. Uno sforzo che non si limiti a rincorrere esigenze congiunturali: non serve una legislazione dell'emergenza. C'è invece l'emergenza di riforme normative strutturali e di sistema tanto sul piano del diritto sostanziale quanto sul piano processuale". La presidente Casellati ha affermato che il libro dell'ex magistrato, suo compagno di studi dell'Università di Padova, consiste in una lettura lucida e realistica dell'attualità che non si limita ad una diagnosi, pur approfondita di alcune negatività del presente ma proietta il lettore nel futuro delle responsabilità della politica. È la proposta del libro di Nordio una rivoluzione culturale che rimette al centro un nuovo rigore delle condotte individuali, sostenuta da una volontà concreta di riforme da parte della politica, quindi una nuova prospettiva che consenta il passaggio dall'etica dei diritti all'etica delle responsabilità. Il presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Giuseppe Benedetto, nel suo intervento ha poi chiarito che il libro dell'ex pm di Venezia è un testo di filosofia, di teologia, di sociologia e anche di Diritto costituzionale. Ma soprattutto, ha specificato, si tratta di un libro che fa appello a quella che dovrebbe essere la prima virtù del governante: il buon senso. E questo, Carlo Nordio lo fa quando afferma che su ogni tema "bisogna servirsi del raziocinio individuale, senza asservirsi all'emotività collettiva". Lo fa, inoltre, quando ridicolizza l'aumento delle pene edittali al fine di scoraggiare i reati, quando denuncia i tanti vizi e le scarse virtù delle intercettazioni "a strascico", quando sulla riforma della prescrizione afferma che essa senza incidere sull'accertamento della verità (nemmeno quella processuale) introduce il principio dell'eternità del processo penale a danno degli imputati e delle vittime del reato. "Lo fa - ha continuato il presidente Benedetto - quando Nordio parla delle riforme mancate in tema di Giustizia, prima fra tutte, la riforma delle riforme, la separazione delle carriere tra chi sostiene l'accusa e chi giudica. E, in questa logica, lo fa anche quando, parlando della tanto abusata custodia cautelare, evidenzia l'opportunità di passare le competenze del G.I.P. che oggi si limita ad apporre nella maggior parte dei casi un "visto si proceda", ad una più pregnante valutazione di una sezione speciale della Corte d'Appello: si passerebbe dal collega della porta accanto, il G.I.P, appunto, ad un Giudice terzo". Il presidente Benedetto  ha fatto poi un accenno all'immigrazione, affermando l'importanza di due soluzioni, ossia, quella dei confini europei e parallelamente dell'aiuto concreto da fornire ai Paesi da cui proviene l'emigrazione disperata. Il presidente ha tenuto ma ribadire, a conclusione del suo intervento, le differenze e le distinzioni del pensiero liberale della Fondazione Einaudi da  quello del ministro Salvini e del suo partito, ospite del convegno. A seguire Carlo Nordio, nel suo intervento, ha ribadito l'urgenza di sostituire l'etica delle responsabilità a quella dei diritti, elencando i punti salienti del cambiamento. Ricordando Tacito che già duemila anni fa affermava come più la politica fosse corrotta e più sfornasse leggi, ha indicato come primo rimedio l'eliminazione di almeno il 50% o 70% di quelle in vigore in Italia. Sono ben oltre 250 mila, mentre il complesso legislativo europeo è di un terzo di quello italiano e quindi, più snello e attuabile. Ha evidenziato come il proliferare degli avvisi di garanzia agli amministratori comunali e ai sindaci ha creato un'amministrazione difensiva immobile per timore degli interventi della Magistratura. L'informazione di garanzia è diventata una condanna a priori che porta l'aberrazione della richiesta di dimissioni. Ma, cosa ancora più aberrante, secondo l'autore, è il fatto che magistrati ricoprano cariche politiche, creando situazioni a dir poco imbarazzanti. Riguardo poi le polemiche sorte sul problema dell'immigrazione che coinvolgono e colpevolizzano il ministro dell'Interno Matteo Salvini, ha affermato quanto esse siano puramente strumentali, perché il suo operato non è altro che l'attuazione di scelte di Governo fatte con la Legge Napolitano-Turco del 1998 e poi con la seguente Legge Bossi-Fini. Quindi il Ministro Salvini non fa altro che realizzare ciò che era già scritto sulla carta. L'autore ha denunciato come il clima attuale di denunce e contraddizioni, accuse e intimidazioni, i frutti avvelenati di una legislazione passata mai risolutiva, contribuisca a non creare quella serenità politica tanto urgente in questo momento. A conclusione della mattinata, ha preso la parola Il ministro Salvini che ha ringraziato Carlo Nordio per aver ricordato come il suo lavoro non sia altro che la prosecuzione di leggi precedenti in merito all'immigrazione e ha confermato che dopo le elezioni europee del 26 maggio il suo lavoro si focalizzerà sulla riforma della Giustizia e del processo penale nel suo complesso.

di Valentina Pelliccia

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