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Rifiuti, bibite gassate e donazioni ai partiti. M5S e Lega divisi (ma faranno pace)

Il murale dell'artista TvBoy

Botta e risposta tra Di Maio e Salvini. Resta alta la tensione nella maggioranza

Alberto Di Majo
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La nuova tassa sulle bibite gassate, i termovalorizzatori da costruire (o no) in Campania, la trasparenza su chi finanzia i partiti. Ma anche la Tav, la Tap e ancora prima la riforma della prescrizione. In attesa, ovviamente, di flat tax e reddito di cittadinanza. Complice la manovra economica, a cui soltanto la maggioranza ha presentato 450 emendamenti, i contrasti tra il M5S e la Lega sono diventati più profondi e con essi anche il botta e risposta tra i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. I grillini vorrebbero inserire un'imposta sulla Coca Cola e le altre bevande zuccherate ma oggi il leader leghista è stato chiaro: «C'era su tutti i giornali stamattina, ma non al nostro tavolo». Ieri era stato il turno del suo alleato, il capo politico del M5S, che ha replicato alla proposta di Salvini di costruire inceneritori in Campania con un esplicito: «La terra dei fuochi è un disastro legato ai rifiuti industriali (provenienti da tutta Italia) non a quelli domestici. Quindi gli inceneritori non c'entrano una beneamata ceppa e tra l'altro non sono nel contratto di governo». Oggi ha ribadito: «Non vedo perché si debbano creare tensioni inutili per una cosa che non essendo nel contratto non si può fare e non si farà». Pochi giorni fa la divisione tra i due partiti che sostengono l'esecutivo guidato da Giuseppe Conte era invece focalizzata sulle infrastrutture: la Tav che va bloccata secondo i grillini e realizzata per i leghisti e la Tap, il gasdotto pugliese, che il governo ha deciso di fare nonostante tanti esponenti 5 Stelle abbiano protestato per mesi con i cittadini della zona. E se sulla riforma della prescrizione (che i grillini vorrebbero interrompere al termine del primo grado e i leghisti no) si è trovato un compromesso (sì alla norma ma soltanto tra un anno e previa rivoluzione dell'intera procedura processuale), oggi i due partiti si sono divisi sui cittadini che danno contributi ai partiti. Per il M5S i nomi dei finanziatori che donano sopra i 500 euro devono essere pubblici. La Lega vorrebbe spostare il limite a 2 mila. I rapporti restano tesi ma tutto lascia supporre che il governo continuerà la sua strada, cioè che, come avrebbe detto il fondatore della Lega Bossi ai tempi dell'alleanza con Berlusconi, sarà trovata la quadra. Perché se è vero che il Carroccio e il MoVimento sono divisi su tante cose, entrambi sanno bene che non ci sono alternative. Anzi le divisioni hanno avuto anche l'effetto di togliere spazio alle critiche delle opposizioni (Pd e Forza Italia restano all'angolo). E' cambiato anche l'atteggiamento di Luigi Di Maio, più incisivo e caustico nei confronti dell'alleato di governo. Del resto nel M5S sono convinti che i leghisti abbiano cominciato a giocare sporco per cercare di ottenere più di quello che gli spetterebbe. Nel Carroccio, invece, sanno bene che non sarebbe molto più facile governare con una coalizione di centrodestra (complicatissimo portare avanti la battaglia in Europa con Berlusconi). Insomma, divisi ma non troppo e, soprattutto, con la convinzione che non c'è alternativa.

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