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Salvini vola nei sondaggi. E Berlusconi umilia Renzi

Il ministro dell'Interno Salvini

Il ministro: "Serve sana cattiveria"

Silvia Sfregola
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Uno del popolo, che nonostante sia vicepremier passa il venerdì sera tra la gente a Paullo e Paderno Dugnano, nella profonda provincia milanese, che è "troppo buono, paziente e tollerante". Matteo Salvini alterna all'immagine di duro e puro quella del leader che è tutt'altro che "l'uomo forte che dipingono; se ci fosse una scuola per essere più forti, irruenti e positivamente violenti, la farei". Il numero uno del Viminale approfitta del palco del Piccolo festival dell'essenziale di Milano per 'rivelare', ben consapevole di tutte le telecamere e i media arrivati solo per lui, che nel partito lo accusano da sempre "di essere troppo buono". Lui lascia credere di essere "un emulo di Mussolini" - e la stoccata è tutta e dichiaratamente per il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici - perché "in politica un po' di sana cattiveria serve", mentre è in realtà una persona che "adora le sorprese, riceverle e farle", e si stupisce del "buon animo che comunque c'è" in Italia, nonostante le difficoltà. La strategia del "Giano Bifronte", sui social come nelle dichiarazioni a caldo, premia: il Carroccio, secondo i sondaggi, supera il 30% ed è il primo partito, a dispetto dell'alleato nel governo giallo-verde che dalle elezioni del 4 marzo ha perso alcuni punti percentuali di consenso, e il Capitano è apprezzato da 6 italiani su 10. Lui ostenta indifferenza, "non vivo di pane e sondaggi, sono contento dell'affetto che gli italiani ci stanno dimostrando, più mi indagano e più mi attaccano e più mi danno forza" e rivendica la scelta fatta 3 mesi, nessun problema di offuscamento del M5S. Certo paga il porsi come forza anti-establishment e Salvini, che sottolinea di non essere vendicativo ma "assolutamente permaloso", non rinuncia alle stoccate. Contro chi a Cernobbio l'anno scorso lo aveva accolto con "gelo" rispetto ai suoi progetti governativi e ora è "pronto a salire sul carro del vincitore"; contro Renzi, "che con tutto il cinema che ha fatto" non è riuscito come lui a finire sulla copertina del 'Time'; contro le toghe ("Ogni giorno mi alzo e mi domando quale Procura mi sta indagando"); contro i leader stranieri che lo attaccano, da Macron che è "ai minimi storici di popolarità" e chissà se sarà ancora al suo posto da qui alle Europee di maggio, a Jean Asselborn, perchè "mai nessuno ha detto 'vorrei tanto essere nato in Lussemburgo'". "È dura essere sempre feriti e resistere, uno lo deve dire, da ministro, che le indagini e gli attacchi non lo scalfiscono, anzi, lo rafforzano. Ma alla lunga...", ammette Salvini, che si prende però la sua rivincita. A microfoni spenti in Europa ministri, presidenti e commissari dicono che finalmente c'è stato uno scossone grazie al governo legastellato, così racconta lui. E poi può sempre contare sugli oltre 3 milioni che lo seguono su Facebook e 872mila su Twitter, in crescita ogni giorno.

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